Siracusa
La vittima dell’agguato ad Avola è morta in ospedale
La polizia è al lavoro per ricostruire nel dettaglio la dinamica del delitto e identificare i responsabili
Svolta nelle indagini sull’aggressione mortale avvenuta la sera del 18 giugno in via Marco Polo ad Avola. La Polizia di Stato ha eseguito nella notte un decreto di fermo emesso dalla Procura nei confronti di due uomini, padre e figlio, rispettivamente di 57 e 26 anni, accusati di omicidio e porto illegale di arma clandestina. Tutto ha avuto inizio con una segnalazione giunta al Commissariato di Avola: un inseguimento tra autovetture con colpi d’arma da fuoco esplosi nel centro cittadino. Quando gli agenti della Squadra Mobile e del Commissariato sono giunti sul posto, hanno appreso che un uomo, gravemente ferito e con il volto insanguinato, era stato trasportato d’urgenza in codice rosso all’ospedale “Di Maria”, dove è poi deceduto.
La confessione e l’arresto
Durante le prime fasi delle indagini, mentre la Polizia cercava di ricostruire la dinamica dell’accaduto, i due presunti aggressori si sono presentati spontaneamente al Commissariato, confessando di aver picchiato violentemente la vittima. Informato il pubblico ministero di turno, i due sono stati sottoposti a interrogatorio presso la Questura di Siracusa.
Una faida personale sfociata nel sangue
Secondo una prima ricostruzione dei fatti — che dovrà essere verificata in sede processuale — la violenza sarebbe nata da rancori e litigi personali risalenti ad almeno due mesi fa. La sera dell’aggressione, padre e figlio avrebbero notato in paese la vittima, un 48enne avolese, e da lì sarebbe partito l’inseguimento in auto tra le vie cittadine, culminato con lo speronamento del veicolo della vittima. Una volta fermata la macchina, sarebbe scaturita una brutale colluttazione, durante la quale uno dei due fermati avrebbe colpito ripetutamente il 48enne al capo, anche utilizzando il calcio di una pistola detenuta illegalmente. L’arma è stata successivamente recuperata e sequestrata dagli investigatori.
In carcere a Cavadonna
Al termine delle formalità di rito, i due indagati sono stati trasferiti presso il carcere di Cavadonna.