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17 gennaio, la festa di Sant’Antonio Abate: storia, legame con la Sicilia e preghiere

Ricorre oggi, 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate

di Sergio Randazzo -

La celebrazione del “Santo del Fuoco” rappresenta, per tradizione, anche il via al conto alla rovescia che porterà al Carnevale. I festeggiamenti avvengono in onore e nel ricordo di Antonio Abate, l‘anacoreta egiziano patriarca del Monachesimo, passato alla storia come protettore degli animali domestici, del bestiame e degli allevatori. Fu proprio in quella fase che decise di stravolgere completamente la propria esistenza, decidendo sull’esempio di alcuni anacoreti che vivevano nei dintorni dei villaggi egiziani, di rinunciare a tutto ciò che aveva e vivere in preghiera, povertà e castità. Vendette così tutti i beni di famiglia, affidò la sorella a una comunità di vergini e iniziò la sua vita ascetica prima davanti casa e poi fuori dal paese.

La protezione contro l’herpes zoster

Nel 561 il suo sepolcro, che era rimasto segreto, venne scoperto e le reliquie cominciarono un lungo viaggiare nel tempo e nello spazio, da Alessandria a Costantinopoli, fino ad arrivare in Francia, nell’XI secolo, a Motte-Saint-Didier, dove fu costruita una chiesa in suo onore. Proprio in questa chiesa iniziarono ad arrivare per venerare le reliquie folle di malati, affetti da ergotismo canceroso causato da un fungo presente nella segale, usata per fare il pane. Il morbo, oggi noto come herpes zoster, era conosciuto sin dall’antichità come “ignis sacer” (“fuoco sacro”) in virtù del bruciore che provocava. Per ospitare tutti gli ammalati che giungevano, venne costruto un ospedale e venne fondata una confraternita di religiosi, l’antico ordine ospedaliero degli ‘Antoniani’; il villaggio prese il nome di Saint-Antoine de Viennois.