Catania
Tentata estorsione mafiosa alla BRT: quattro arresti VIDEO
Tra gli indagati il figlio di un esponente storico di un clan etneo
Su delega della Procura Distrettuale della Repubblica, nella giornata del 15 aprile 2025 la Polizia di Stato ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Catania nei confronti di quattro soggetti
Le accuse: tentata estorsione con metodo mafioso
Secondo quanto emerso dalle indagini, ancora in una fase preliminare e soggette al principio di presunzione di innocenza, gli indagati sono accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, per aver esercitato pressioni e intimidazioni ai danni di un dirigente della BRT S.p.A., storica società di spedizioni.
L’origine della vicenda
L’indagine è scaturita dalla denuncia presentata da un dirigente della BRT, il quale avrebbe subito minacce in seguito alla cessazione del rapporto commerciale tra la sua azienda e la Gifra S.r.l., impresa locale attiva nel settore del facchinaggio. Due dipendenti della Gifra avrebbero costretto il dirigente a recarsi nell’abitazione di I.F., che pur trovandosi agli arresti domiciliari, avrebbe preteso spiegazioni e minacciato gravi ritorsioni qualora i rapporti lavorativi non fossero stati ripristinati.
Legami con la criminalità organizzata
Dalle indagini è emerso che I.F. è il figlio di I.G., ritenuto storico affiliato alla cosca mafiosa catanese, e che i due presunti “accompagnatori” sono C.L. e C.F., suoi cognati e dipendenti della Gifra. Ulteriori pressioni sarebbero state esercitate anche da P.V., altro familiare di I.G. e considerato amministratore di fatto della Gifra S.r.l., il quale avrebbe minacciato i rappresentanti della BRT per ottenere o la riattivazione dell’appalto o un risarcimento economico mascherato da “indennità di buonuscita”, insieme alla richiesta di nuovi incarichi in altre regioni italiane.
Gli arresti
Il GIP ha accolto la richiesta della Procura e ha disposto per tutti e quattro gli indagati la custodia cautelare in carcere. I soggetti sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.