Notizie

“Si vis pacem para bellum”

Il futuro della NATO

di Emiliano Di Rosa -

La locuzione latina “Si vis pacem, para bellum” (se vuoi la pace, prepara la guerra) viene ampiamente usata in questi giorni. Lo ha fatto anche la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo ultimo intervento in Senato. La segretaria nazionale del PD, Elly Schlein, ha replicato dicendo “che sono passati 2000 anni e non va più bene”. E’ pur vero che 2000 anni hanno prodotto profondi mutamenti culturali e sociali e un enorme progresso scientifico e tecnologico ma le radici delle guerre restano in parte legate all’odio collettivo, alla brama di potere e ricchezze e ad altri concetti legati ai sentimenti negativi dell’umanità … e questi ultimi, purtroppo, restano immutati al pari di quelli positivi.

Ma in questa sede non affrontiamo la questione morale e filosofica piuttosto quella politica, strategica, finanziaria e meramente “militare”. Questa settimana il vertice della NATO in Olanda ha visto tutti i paesi europei (con l’eccezione della Spagna) dire di sì alle richieste di Donald Trump, ovvero il presidente degli Stati Uniti d’America, la nazione che alla NATO, (fin dalla sua nascita nel 1949) ha sempre destinato le maggiori risorse economiche. Nei prossimi 10 anni le nazioni europee porteranno le spese per la Difesa fino al 5% del Prodotto Interno Lordo. Nel caso dell’Italia si tratta di circa 400 miliardi di euro in un decennio perché attualmente la spesa militare è sotto il 2%, dunque quasi triplicherà nel 2035. Il primo ragionamento che viene istintivamente da fare è che forse Trump non ha fatto altro che raccogliere quello che il suo predecessore Biden aveva seminato e ancora prima di Biden e dell’invasione militare russa in Ucraina sempre Trump e altri governi americani avevano lasciato intendere … il debito pubblico statunitense è ormai enorme, da almeno inizio degli anni 2000 gli americani discutono di come ridurre le loro spese per la NATO facendo aumentare quelle degli alleati … dunque stupirsi per ciò che è accaduto questa settimana in Olanda ha poco senso.  Piuttosto una serie di spunti ragionevoli e ragionati li ha dati ieri in un bell’editoriale sul “Corriere della Sera” Ferruccio De Bortoli. In sintesi estrema:

1) “Nei prossimi giorni sapremo se l’impegno europeo a far salire la spesa militare avrà avuto, come naturale contraltare negoziale, un ammorbidimento della posizione americana sui dazi. Se non ci fosse vorrebbe dire che il potere negoziale europeo è assai modesto, risibile”.

2)”Il sentiero italiano è stretto ma non strettissimo. Sulla carta gli impegni per il riarmo sono giganteschi. Ma una parte di questi investimenti, pari all’1,5% del Prodotto interno lordo, riguarderà non gli armamenti ma le infrastrutture strategiche (compreso il ponte sullo Stretto di Messina) e quelle legate alla trasformazione digitale e alla cybersicurezza”.

3)”Un dibattito pubblico più approfondito è necessario. Chi è contro il riarmo esprime una posizione legittima. Non è un nemico della Patria. Vanno spiegate le ragioni della sicurezza nazionale che un governo responsabile non può sottacere, né dissimulare. In un confronto aperto e sincero, si dovrebbe anche ammettere che difficilmente non si sacrificheranno investimenti di altra natura. Si pagherà un prezzo, inevitabile. Escluderlo è una presa in giro”.

De Bortoli fa pure cenno al tema delicato della leva obbligatoria e dei riservisti. Diciamo che obiettivamente in Italia NON ci sono le condizioni per reintrodurre il servizio militare obbligatorio ma aggiungiamo che ad esempio in Danimarca, da martedì 1luglio, il servizio di leva obbligatorio, per chi non lo sapesse, viene esteso anche alle donne: 11 mesi di naja per tutti e tutte! Se continuiamo a guardarci intorno in Europa e parliamo di “riservisti volontari” ecco come in Austria, il modello di riserva preveda fino a 35 mila riservisti che devono fare 30 giorni di addestramento all’anno per almeno cinque anni (ovviamente pagati dallo Stato), in Francia Macron ha annunciato che si aumenterà la forza militare di riserva da 40.000 a 100.000 unità; in Germania il nuovo governo guidato dal Cancelliere Merz ha appena annunciato come obiettivo “60mila reclute in più e 200mila riservisti” ed ha aperto la discussione sulla reintroduzione della leva obbligatoria … In Italia il prossimo 8 luglio inizieranno i lavori della Commissione Difesa alla Camera per presentare una proposta di legge che riformi l’esercito italiano e istituisca una riserva militare.