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Nella Necropoli via Di Bartolo infiltrazioni piovane

A intervenire subito sono stati i residenti, che hanno cercato di proteggere i reperti con teli. Il Comune ha fatto un sopralluogo e l’azienda ha avviato verifiche, mentre la Soprintendenza, a tre giorni dall’accaduto, non ha ancora dato alcuna risposta

di finmedia -

È bastata la pioggia di venerdì notte per mettere a rischio la necropoli di via Di Bartolo, recentemente musealizzata da Open Fiber e inaugurata con grande enfasi solo poche settimane fa. L’acqua, infatti, è riuscita a penetrare all’interno della vetrata che dovrebbe proteggere i reperti archeologici, sollevando dubbi sulla qualità e sulla conformità dell’intervento di musealizzazione.

A intervenire per primi sono stati i residenti della zona, che nel cuore della notte, intorno alle 3, hanno tentato di limitare i danni coprendo la teca con dei teli, sotto la pioggia battente e senza curarsi della propria incolumità. Un gesto che conferma come, di fatto, la tutela del sito sia stata lasciata nelle mani della comunità locale.

Il mattino seguente, dopo le segnalazioni dei cittadini, l’amministrazione comunale ha effettuato un sopralluogo generale, mentre Open Fiber ha diffuso un comunicato ringraziando i residenti per l’impegno e ribadendo di essere in costante contatto con Comune e Soprintendenza per garantire la conservazione del sito. I tecnici dell’azienda hanno già avviato ulteriori verifiche per valutare gli interventi necessari. A mancare, invece, è stata la voce della Soprintendenza, che a distanza di tre giorni dall’accaduto non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale. Un silenzio che pesa, soprattutto se si considera il ruolo centrale dell’ente nel vigilare sulla corretta conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico.

L’episodio mette in luce una contraddizione evidente: da una parte l’inaugurazione in pompa magna, dall’altra l’assenza di risposte istituzionali di fronte a una criticità che potrebbe compromettere la necropoli. A fare da argine all’incuria, ancora una volta, restano i residenti, che con senso civico e responsabilità si sono sostituiti a chi avrebbe il dovere di proteggere un bene culturale di valore collettivo.