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Rifiuti a Ragusa, il PD chiede stop al bando da 105 milioni

Il Partito Democratico di Ragusa denuncia l’esautorazione del Consiglio comunale sul nuovo bando rifiuti da oltre 105 milioni di euro. I dem chiedono all’Amministrazione di sospendere la procedura in attesa del pronunciamento del TAR, sottolineando criticità su trasparenza, tutele dei lavoratori e corretto confronto istituzionale

di Chiara Scucces -

A Ragusa si accende il confronto politico sul nuovo bando rifiuti da oltre 105 milioni di euro che impegnerà il Comune per i prossimi otto anni. Ieri sera si è svolto il Consiglio comunale aperto, una seduta che, secondo il Partito Democratico, sarebbe arrivata con ben 54 giorni di ritardo rispetto alla richiesta formale del gruppo dem.

Il capogruppo Peppe Calabrese ha denunciato una mancanza di confronto istituzionale su un atto definito “strategico” e destinato a condizionare tre future consiliature. Calabrese ha parlato di un Consiglio “esautorato del proprio ruolo” e di un atteggiamento accentratore dell’Amministrazione, soprattutto dopo le dimissioni dell’assessore all’Ambiente. Tra le criticità segnalate: le garanzie considerate insufficienti per i lavoratori stagionali, le differenze di trattamento tra le spiagge di Marina di Ragusa e altre zone del territorio, e la partecipazione alla gara di sole tre ditte, ritenuta anomala rispetto alla dimensione dell’appalto.

Il capogruppo ha inoltre ricordato che le proroghe degli ultimi anni avrebbero prodotto milioni di euro di interventi fuori capitolato, ponendo un interrogativo: “Se l’obiettivo era migliorare il servizio, perché arrivare così in ritardo e con costi così elevati?”

In aula è intervenuto anche il segretario cittadino del PD, Riccardo Schininà, che ha spostato l’attenzione sul piano democratico e istituzionale. Per Schininà l’esclusione del Consiglio da un confronto preliminare su atti di questa portata è un segnale di scarsa sensibilità istituzionale, già emerso – ha detto – su altri temi come il nuovo Piano Regolatore e la vicenda Iblea Acque.

Secondo il PD, un passaggio in aula avrebbe permesso di proporre correttivi utili: dalla partecipazione delle imprese alle tutele dei lavoratori, fino a un sistema sanzionatorio più definito.

Il segretario ha ricordato anche la data del 24 gennaio, quando il TAR si pronuncerà sul ricorso presentato dal partito. “Se la gara venisse affidata prima della sentenza, ha spiegato, il danno per il Comune potrebbe essere enorme.”