Cronaca

A qualcuno a Castelvetrano è tornata la memoria

"Ora che l'ho visto in foto sono sicura che si muovesse liberamente a Castelvetrano"

di Sergio Randazzo -

A Castelvetrano non si festeggia

Non c’è aria di festa a Castelvetrano, nessuno parla, non una tv accesa nei bar dove tutti ostentano indifferenza. I pochi che non fanno finta di non sapere liquidano la questione così: «Lo Stato non ha preso proprio nessuno, casomai si è consegnato, come fece suo padre». Don Ciccio Messina Denaro, lo storico capomafia fattore della famiglia dei banchieri D’Alì, per la verità si fece “ritrovare” morto il 30 novembre del 1998 nelle campagne di Castelvetrano dopo una latitanza durata otto anni. Matteo era già uccel di bosco e non si presentò mai a dare l’ultimo saluto al padre, a cui però la famiglia non ha mai mancato di rendere omaggio con un necrologio pubblicato ogni anno.

Sapevano tutto

«Qui gli anziani lo sapevano e lo dicevano da mesi che Matteo era gravemente malato, mia nonna me l’aveva detto», racconta Lucia, una giovane donna che si ferma davanti casa dei Messina Denaro e ammette quello che adesso sono pronti a sussurrare in tanti. «Dicevano che si era fatto la plastica, ma non è vero. È uguale. Ora che l’ho visto in foto sono sicura che si muovesse liberamente a Castelvetrano e nei paesi del circondario, Montevago, Menfi, Santa Margherita Belice. Dicono che abitasse in una casa di campagna da queste parti. Anche io penso di averlo visto qualche mese fa al Belicittà, il centro commerciale della zona».

da dagospia.com