Catania

Abolizione del numero chiuso: cambiamento o illusione?

L’annunciata abolizione del numero chiuso a Medicina sembra, a oggi, più una modifica formale che un cambiamento strutturale. I vari atenei si stanno ancora organizzando per strutturare le lezioni del primo semestre; non tutte le sedi sono pronte logisticamente ad accogliere migliaia di studente. In ogni caso la presunta abolizione del numero chiuso rischia di essere una risposta politica a una domanda emotiva, ma non una soluzione reale al problema della formazione medica in Italia. Ne abbiamo parlato questa mattina in rassegna stampa con la presidente del corso di Laura in Medicina dell'Università di Catania

di Chiara Scucces -

Negli ultimi mesi, il dibattito sull’accesso alla facoltà di Medicina si è riacceso in seguito all’annuncio dell’abolizione del numero chiuso, una misura che per anni ha rappresentato uno dei principali ostacoli all’ingresso nella formazione medica in Italia. Presentata da alcuni come un cambiamento epocale, la riforma ha però sollevato dubbi e perplessità: si tratta davvero della fine di una selezione ingiusta, o solo di uno spostamento del problema a un momento successivo del percorso universitario? La presidente del Corso di Laurea della Facoltà di Medicina di Catania ha un quadro molto chiaro su quello che sta accadendo e che potrebbe accadere

Ma la questione cruciale è un’altra, quella della sostenibilità. L’apertura a un numero potenzialmente maggiore di studenti, senza un adeguato potenziamento delle strutture, del corpo docente e dei fondi, rischia di generare un sovraccarico per le università e un peggioramento della qualità della formazione. Senza un investimento serio nell’intero sistema universitario e sanitario, l’abolizione del numero chiuso rischia di essere solo una manovra propagandista. Anche perchè il nodo più profondo emerge più avanti nel percorso e ha a che fare con le scuole di specializzazione.

Il risultato di tutto questo potrebbe essere quello di avere medici disoccupati, professionisti “a metà”, e un sistema sanitario che paradossalmente soffre di carenza di personale pur avendo abbondanza di laureati non utilizzabili.