Cronaca

Acate ostaggio delle corse clandestine

Un corteo di scooter e moto che sfrecciano a tutta velocità, cavalli lanciati al galoppo su un calesse, decine di spettatori, tra cui minorenni, che riprendono e condividono sui social

di finmedia -

All’alba di domenica scorsa, poco dopo le cinque e mezza, la circonvallazione di Acate si è trasformata in pista clandestina. Davanti, una staffetta di scooter e moto ad alta velocità. Dietro, cavalli lanciati al massimo sforzo su calessi improvvisati. A bordo strada, decine di spettatori – molti giovanissimi – che incitano, filmano e subito dopo postano le immagini sui social. Tutto a poche centinaia di metri dalla caserma dei Carabinieri.

Non un episodio isolato, ma l’ennesimo tassello di un fenomeno che sembra prendere sempre più piede. C’è un mondo nascosto dietro queste corse: stalle abusive dove gli animali sono tenuti in condizioni di degrado estremo, cavalli sottoposti a doping per garantirne prestazioni migliori, e soprattutto scommesse illegali che muovono denaro e interessi della criminalità organizzata.

Le denunce, nel tempo, non sono mancate. L’OIPA – l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali – ha scritto nei giorni scorsi una lettera al prefetto di Ragusa. Nel documento si parla di “preoccupazione forte” e si chiede un monitoraggio costante del territorio, tavoli interforze e risposte concrete dalle istituzioni. Denunce che finora hanno avuto riscontri sporadici, insufficienti a fermare corse che si svolgono in pieno giorno e con modalità sempre più plateali.

Il sindaco di Acate, Gianfranco Fidone, che da anni si batte per restituire legalità e rilanciare in forma regolamentata il palio di San Vincenzo, ricorda come l’ultima edizione ufficiale della storica corsa, sospesa nel 2009, fu segnata da indagini che portarono alla luce violazioni sanitarie e la partecipazione di fantini con precedenti penali, alcuni legati ad ambienti criminali. E proprio il rischio che le nuove generazioni vengano trascinate dentro questo mondo è uno degli elementi più inquietanti. Se in passato erano soprattutto pregiudicati a gestire le stalle e le scommesse, oggi nelle immagini compaiono sempre più spesso giovanissimi fantini e supporter, attratti dall’adrenalina e dal mito della sfida.

Una subcultura che, se non arginata, rischia di radicarsi nel tessuto sociale con conseguenze devastanti: sul fronte della legalità, dell’ordine pubblico e – non da ultimo – della tutela degli animali.

Oggi Acate sembra tornare a vivere l’incubo di un tempo: quello di essere epicentro di un circuito criminale che usa i cavalli come pedine da sfruttare e consumare, e che non teme di esibirsi alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti.