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Blitz contro clan Palermo, in carcere boss ed estortori

Operazione Metus, i carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Palermo hanno notificato 11 ordinanze di custodia cautelare

di Redazione -

Nuovo colpo alle famiglie mafiose di Tommaso Natale e Partanna Mondello. Tra Palermo e nella provincia di Belluno, i carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale del capoluogo siciliano hanno eseguito 11 ordinanze di custodia cautelare, di cui 8 in carcere e 3 agli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico, disposte dal gip di Palermo su richiesta della locale Dda diretta da Maurizio de Lucia. Gli arrestati sono indagati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, consumata e tentata, con l’aggravante del metodo e delle modalità mafiose, nonché per il delitto di tentato omicidio aggravato. L’operazione Metus ha ricostruito gli organigrammi del mandamento mafioso palermitano di Tommaso Natale, che ha consentito di acquisire un grave quadro indiziario in ordine all’appartenenza degli indagati alle famiglie mafiose di Partanna Mondello, Tommaso Natale e Zen-Pallavicino, alcuni già condannati per mafia. Tra gli arrestati Michele Micalizzi, 73 anni, il genero dello storico capomafia Rosario Riccobono, uomo della vecchia guardia mafiosa palermitana, uno dei sopravvissuti allo sterminio voluto da Totò Riina all’inizio degli anni Ottanta. Dopo il ritorno in città, nel 2015, le intercettazioni lo hanno sorpreso a fare incontri, a gestire affari. Questa notte, con lui, sono stati arrestati anche il figlio Giuseppe, che ha 42 anni, e altre nove persone (8 in carcere, tre ai domiciliari). Micalizzi si muoveva con cautela per sfuggire alle indagini, certo che i carabinieri lo stessero tenendo d’occhio. Micalizzi in questi anni avrebbe alternato affari di droga ad affari in apparenza leciti. Dall’edilizia al commercio. Provava a essere prudente, ma sono decine le estorsioni accertate dagli inquirenti, molte delle quali a carico di ristoratori di Sferracavallo e Mondello, costretti a pagare qualche centinaia di euro o a subire l’imposizione di servizi di vigilanza e delle forniture di pesce e frutti di mare. Nel corso delle indagine è stata fatta luce sul movente di un tentato omicidio commesso da uno degli affiliati nei confronti del proprio fratello, con il successivo intervento delle più carismatiche figure del mandamento mafioso per il ricomponimento dei dissidi familiari che avevano portato al tentativo di omicidio.