Catania
Braccianti sfruttati nella Piana di Catania: 90 centesimi a cassetta
Controlli anti-caporalato dei Carabinieri del Nil e della Compagnia di Paternò
Condizioni di lavoro ai limiti della sopravvivenza, turni massacranti, sicurezza assente e compensi da fame: è il quadro emerso dai controlli effettuati dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania, insieme ai militari della Compagnia di Paternò, nelle campagne della Piana di Catania.
Almeno 50 cassette al giorno per pochi euro
I braccianti agricoli, in gran parte stranieri, erano costretti a raccogliere almeno 50 cassette al giorno di agrumi, ricevendo appena 90 centesimi a cassetta. Una paga non solo inadeguata, ma anche contraria al contratto collettivo nazionale che vieta espressamente il pagamento a cottimo.
Il sistema illecito scoperto con osservazioni e pedinamenti
Le indagini sono partite dai luoghi di reclutamento abituali dei lavoratori, attraverso attività di osservazione e pedinamento dei furgoni che li trasportavano verso le aziende agricole. I carabinieri hanno accertato un vero e proprio sfruttamento sistematico della manodopera, che lavorava senza misure di sicurezza e sotto ricatto: chi non raggiungeva il numero minimo di cassette non veniva più richiamato.
Quattro persone denunciate, tra cui un caporale
Sono quattro le persone denunciate per sfruttamento lavorativo: tre italiani e uno straniero, tra datori di lavoro e intermediari, di età compresa tra i 32 e i 71 anni. In un caso, uno dei caporali avrebbe persino costretto i braccianti a restituire parte della retribuzione, peggiorando ulteriormente le loro condizioni.
Un sistema da spezzare
I militari dell’Arma sottolineano come la totale assenza di tutele, unita al ricatto economico, renda urgente un intervento strutturale per tutelare i diritti dei lavoratori e spezzare la catena del caporalato. Le indagini proseguono per individuare altri responsabili e garantire giustizia alle vittime dello sfruttamento.