Cronaca

Bruciò casa e morirono i familiari a Vittoria, è incapace d’intendere

Il 31enne che incendiò la casa di famiglia uccidendo madre e sorella sarà trasferito in una struttura specializzata. Ancora vivo il dolore di un’intera comunità.

di Sergio Randazzo -

Un anno fa, nella notte tra il 12 e il 13 giugno, la città di Vittoria fu scossa da una tragedia che sconvolse profondamente l’intera comunità. In quella notte, un incendio doloso devastò un’abitazione in piazza Unità, portando alla morte di Mariem Sassi, 55 anni, e della figlia Samah, 34 anni, a causa delle gravissime ustioni riportate. Dietro quel gesto, sconcertante e incomprensibile, si celava il dramma psichico di Wajdi Zaouadi, figlio e fratello delle vittime. A distanza di un anno, il giudice per le indagini preliminari di Ragusa, Gaetano Di Martino, ha accolto i risultati della perizia psichiatrica eseguita dal professor Eugenio Aguglia, ordinario di Clinica psichiatrica all’Università di Catania, secondo cui Zaouadi è risultato incapace di intendere e volere al momento del fatto, ma comunque capace di partecipare al processo. È stato inoltre ritenuto socialmente pericoloso, una valutazione che apre ora la strada al trasferimento dell’uomo da un carcere ordinario a una Rems, una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza riservata a persone affette da disturbi mentali autori di reati.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nella notte dell’incendio Wajdi avrebbe cosparso di liquido infiammabile la camera da letto dei genitori, il corridoio e l’ingresso dell’abitazione. Un gesto estremo e violento che ha strappato due vite e lasciato ferite profonde nei superstiti: il padre Kamel, 57 anni, e la sorella più giovane, Omaima, 19 anni, che riuscirono a salvarsi.

Il Gip ha confermato la custodia cautelare in carcere, in attesa che venga individuata una Rems disponibile ad accogliere Zaouadi. Una decisione che tiene conto della gravità dei fatti e della necessità di una risposta che sia al contempo giuridica, medica e sociale.