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Carrubeti negli Iblei, risorsa deprezzata e dimenticata

Nel territorio ragusano si estendono migliaia di ettari di carrubeti, una risorsa fondamentale per l’economia della provincia. La filiera della carruba rappresenta da sempre un fiore all’occhiello per la comunità iblea, ma c'è il rischio che si diffondano fenomeni di illegalità e sfruttamento.

di Chiara Scucces -

Quest’anno il prezzo delle carrube è molto basso, nonostante, dicono i produttori, il prodotto sugli alberi scarseggia. Il prezzo della raccolta si aggira attorno a 0,40 centesimi più Iva al chilo: una cifra ben lontana da quella che dovrebbe essere riconosciuta ai produttori, ovvero almeno 0,70 centesimi. La sproporzione tra il valore reale e quello praticato nei pagamenti rende il lavoro dei produttori sempre più insostenibile e contribuisce a una spirale negativa che penalizza l’intero comparto agricolo locale.  

A questo si aggiunge il fatto che le carrube spesso vanno a ruba, letteralmente. Nei giorni scorsi il consigliere comunale di Ragusa, Salvatore Battaglia, aveva sollevato la questione. Il prezzo praticato nei casi di furto si aggira intorno ai 0,35 centesimi al chilogrammo; lo stesso di chi vende senza partita iva, ma con il solo codice fiscale perchè magari proprietario di un piccolo appezzamento con qualche carrubo. Irrisoria la differenza rispetto a chi ci paga le tasse sulla vendita.  Per arginare questa situazione, Battaglia propone l’istituzione di un tavolo di lavoro  

A questo si aggiunge un’altra considerazione, che spesso sfugge ai più. Il carrubo è considerato un simbolo del paesaggio degli Iblei, la sua importanza storica ed economica nella zona è riconosciuta a più livelli. Ma ormai solo a parole; mantenere in salute e belli questi alberi ha un costo non indifferente. E nessun contributo viene previsto per chi contribuisce a lasciare intatto questo elemento centrale del paesaggio, della cultura e dell’economia del territorio