Palermo
Chi è Floriana Calcagno: la compagna di Messina Denaro che lo aiutò durante la latitanza
Insegnante e nipote di un capomafia
Floriana Calcagno, 40 anni, insegnante e nipote del capomafia Francesco Luppino, è stata arrestata oggi su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo per aver favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro. A suo carico l’accusa di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. La sua figura emerge come centrale negli ultimi due anni di clandestinità del boss di Castelvetrano.
Una famiglia segnata da legami mafiosi
La storia personale della Calcagno si intreccia con quella di altri nomi noti alle forze dell’ordine: il marito, Paolo De Santo, è finito in carcere per aver favorito la latitanza di Calogero John Luppino, altro esponente della criminalità organizzata. Un contesto familiare che, secondo gli inquirenti, non è estraneo ai legami con l’ambiente mafioso trapanese.
Il racconto spontaneo in Procura
Il 21 gennaio 2023, appena cinque giorni dopo l’arresto di Messina Denaro, Floriana Calcagno si presentò spontaneamente alla Procura di Palermo. Al procuratore aggiunto Paolo Guido disse di aver scoperto solo allora l’identità dell’uomo con cui aveva intrattenuto una relazione sentimentale per diversi mesi, sostenendo che si fosse presentato come Francesco Salsi, un anestesista in pensione.
L’incontro al supermercato e l’amore clandestino
Secondo il racconto della donna, i due si sarebbero conosciuti nel 2022 in un supermercato a Campobello di Mazara. Dopo alcuni incontri casuali, anche nei pressi della scuola dove lavorava, sarebbe nata una relazione, durante la quale l’uomo le confidò di essere malato di tumore e in trattamento chemioterapico. La Calcagno raccontò di averlo visto solo una volta a casa sua nell’autunno del 2022, e poi di aver mantenuto i contatti soltanto via messaggi e telefonate, in un periodo segnato da una crisi coniugale e personale.
Ma per la Procura non è così
La versione della donna, però, non ha convinto gli inquirenti. Le indagini, condotte dal Ros dei Carabinieri, hanno permesso di raccogliere gravi indizi sul suo reale coinvolgimento nella rete che ha protetto Messina Denaro fino alla cattura. La Procura la accusa di aver fornito supporto logistico, aiuto materiale e morale, nonché di aver accompagnato il boss durante i suoi spostamenti tra i comuni di Campobello, Mazara del Vallo e Tre Fontane, anche attraverso un sistema di staffette.