Palermo
Delitto Mattarella, Orlando: “Servono ancora sprazzi di verità storica”
L’ex sindaco di Palermo: “La verità giudiziaria è lacunosa. Quell’omicidio coinvolge entità diverse dalla mafia”
“Sono convinto che possano arrivare altri sprazzi di verità storica”. Con queste parole, pronunciate in un’intervista al Quotidiano Nazionale, l’eurodeputato Leoluca Orlando, già sindaco di Palermo, torna a parlare del delitto di Piersanti Mattarella, presidente della Regione siciliana ucciso il 6 gennaio 1980.
Per Orlando, l’ultima svolta investigativa non è che “la conferma di una verità storica che non coincide con quella giudiziaria”. La ricostruzione dei tribunali, sostiene, “resta assolutamente lacunosa e inattendibile, perché si limita alla rituale condanna della Cupola di Cosa nostra, senza chiarire nulla sui mandanti esterni”.
“Un intreccio di poteri eversivi e interessi internazionali”
“Da quarantacinque anni – aggiunge Orlando – molti di noi ripetono che quell’omicidio coinvolge entità diverse dalla mafia”. L’ex sindaco lega l’assassinio del fratello del Presidente della Repubblica a un disegno eversivo più ampio, “in cui si intrecciano eversione nera, P2, massoneria deviata, politica collusa e interessi internazionali che hanno bloccato, con il sangue di Aldo Moro e di Piersanti Mattarella, il compromesso storico che avevamo realizzato a Palermo nel 1987, prima che cadesse il Muro di Berlino”.
“Senza verità storica è in pericolo la democrazia”
Il fondatore de La Rete mette in guardia anche dal trascorrere del tempo, che “comporta la prescrizione di alcuni reati e la morte di alcuni indagati. Più il tempo passa, più dobbiamo rassegnarci ad avere solo la verità storica. Ma senza di essa – conclude – restano in pericolo la libertà e la democrazia del nostro Paese”.
Violante: “Due strategie eversive si incrociarono”
Sulle stesse indagini, interviene anche Luciano Violante, ex presidente della Camera ed ex presidente della Commissione Antimafia, in un’intervista a la Repubblica. Violante invita alla prudenza, ma individua nel delitto Mattarella “l’intersezione fra due strategie eversive diverse”.
“La prima – spiega – è quella degli attentati ai dirigenti morotei: oltre a Mattarella penso a Reina, Bachelet, Ruffilli. Tutti esponenti democristiani che portavano avanti un dialogo costruttivo con il Pci. La seconda riguarda una mafia che proprio in quegli anni cambia volto, modificando la propria modalità di azione”.