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Depistaggio sull’omicidio Mattarella: arrestato ex prefetto Piritore

A Palermo una svolta significativa in una delle pagine più oscure della storia siciliana

di piero messina per sicilia on demand -

Piersanti Mattarella venne ucciso il 6 gennaio 1980: presidente della Regione Siciliana, simbolo di rinnovamento politico, vittima della mafia. Oggi la vicenda torna a far parlare di sé.

La Direzione Investigativa Antimafia ha notificato gli arresti domiciliari a Filippo Piritore, ex funzionario della Squadra Mobile di Palermo ed ex prefetto. La Procura contesta a Piritore di aver depistato le indagini sull’omicidio Mattarella, fornendo dichiarazioni false in merito ad un guanto ritrovato nella Fiat 127 usata dai killer, un reperto mai repertato né sequestrato.

Quel guanto, giudicato cruciale dagli inquirenti per ricostruire la catena degli eventi, è sparito nel nulla. Secondo l’accusa, Piritore avrebbe raccontato che il reperto fu consegnato prima ad un agente della polizia scientifica, poi ad un sostituto procuratore, e infine a un altro componente della Scientifica. Versione che gli investigatori definiscono “inverosimile e illogica”».

La Procura guidata da Maurizio de Lucia chiarisce che la vicenda rientra nell’ambito delle indagini per un fatto che, per la qualifica della vittima, ha “evidente carattere di specifico interesse pubblico”. Un’ombra che arriva fino ai vertici delle istituzioni dell’epoca.

Si apprende che della presunta esistenza del guanto venne informato perfino l’allora ministro dell’Interno Virginio Rognoni. Un indizio che avrebbe potuto fare la differenza, disperso per giorni tra uffici diversi senza ragione.

Ulteriori sviluppi: dopo anni di indagini su una pista nera, la giustizia ha pronunciato l’assoluzione definitiva per Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini, dichiarando che “non hanno commesso il fatto”. Nel frattempo la Procura di Palermo accusa il boss mafioso Antonino Madonia e il suo complice Giuseppe Lucchese come autori materiali dell’omicidio».