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E’ ragusano il bocconiano accoltellato ad ottobre

Profondo turbamento nella comunità iblea per il 22enne accoltellato durante una rapina a Milano. Il giovane, infatti, è di Ragusa; prima di intraprendere gli studi alla Bocconi, è stato studente del liceo classico Umberto I. Il sindaco Cassì è stato vicino alla famiglia durante i giorni più bui; il caso riaccende il tema della sicurezza e delle paure dei genitori con figli lontani.

di Chiara Scucces -

Ragusa, la sua terra d’origine, oggi è scossa. È di Ragusa, infatti, il giovane di 22 anni, che nella notte tra l’11 e il 12 ottobre, a Milano, è stato circondato, picchiato e accoltellato per una banconota da 50 euro. È successo sotto i portici dell’Hotel Una, in zona Corso Como, dove cinque giovanissimi – tre minorenni e due maggiorenni – lo hanno avvicinato, deriso, colpito con calci e pugni e infine ferito con due coltellate mentre era già a terra, indifeso.

Le ferite sono gravissime: perforazione di un polmone, lesione del midollo spinale e danni permanenti. Una vita che da una notte all’altra è cambiata per sempre. A sconvolgere ancora di più sono le intercettazioni dei cinque: frasi di scherno, risate, perfino commenti in cui speravano che il ragazzo “non parlasse più”. Alcuni sembravano perfino vantarsi sui social di quanto accaduto. Una crudeltà che racconta un problema più grande di un singolo episodio.

Questa vicenda è lo specchio di un’emergenza sociale che cresce: aggressioni per futili motivi, accoltellamenti per un nonnulla, giovani che agiscono in branco, senza la percezione della gravità delle conseguenze, trascinati da una cultura dell’apparenza e dell’esibizione. È un campanello d’allarme che riguarda tutta l’Italia, e che oggi colpisce direttamente la nostra terra.

Perché questo giovane è nato e cresciuto a Ragusa. Ha frequentato il Liceo Classico Umberto I, ed era uno dei tanti ragazzi che ogni anno lasciano la Sicilia per studiare altrove, con il desiderio di costruirsi un futuro migliore. Le famiglie accompagnano questi giovani con orgoglio, ma anche con un timore silenzioso: quello di non poter essere vicini quando qualcosa va storto. Oggi quel timore diventa una ferita reale.

Il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, ha seguito la vicenda fin dal primo momento, con discrezione e vicinanza. Ha mantenuto contatti costanti con la famiglia, rappresentando una città intera che non ha mai smesso di preoccuparsi per questo ragazzo. Ragusa oggi lo abbraccia idealmente, e abbraccia i suoi genitori, colpiti da un dolore che non dovrebbe appartenere a nessuna famiglia.

Un episodio che ricorda anche un recente caso simile: quello di Mauro Glorioso, studente palermitano, rimasto paraplegico dopo che dei balordi avevano lanciato una bicicletta dai Murazzi a Torino; nei giorni scorsi è diventato virale la sua cerimonia di laurea in Medicina. Mauro ha dimostrato che, nonostante tragedie e ferite profonde, la determinazione dei giovani può resistere alle più gravi difficoltà.

Oggi, però, rimane un monito e domande che necessitano una risposta: come prevenire la spirale della violenza tra i giovani? Qual è il ruolo delle istituzioni, delle scuole, delle famiglie?