Catania
Esiti giudiziari per due tragedie familiari
A Palermo e Catania
Due tragedie familiari che nel recente passato hanno sconvolto l’opinione pubblica siciliana ieri, per coincidenza, hanno avuto diverso e rilevante esito giudiziario. A Palermo Il tribunale di Sorveglianza ha concesso l’affidamento in prova a Salvatrice Spataro e a Mario e Vittorio Ferrera, condannati a 9 anni e 4 mesi con l’abbreviato per l’omicidio del marito e padre, Pietro Ferrera, un ex militare, avvenuto nel 2015 nel quartiere di Falsomiele. All’uomo furono inferte 57 coltellate dai tre familiari che per anni avevano subito violenze e umiliazioni dal padre e marito “padrone”. Per i giudici i tre hanno avviato un percorso critico rispetto al loro gesto. “Ora abbiamo finalmente cominciato a vivere. Con la porta del carcere che si è chiusa dietro di noi è finito un incubo ed è iniziato il primo capitolo di una nuova storia, da persone libere, in cui per la prima volta siamo noi a scrivere e non il dolore e la paura che ci hanno accompagnato per anni” hanno dichiarato Salvatrice, Mario e Vittorio. La pena per i tre finirà nel 2027, ma se osserveranno le prescrizioni, potranno finire di scontarla fuori dal carcere favorendo il loro reinserimento sociale. A Catania la Corte d’assise d’appello per i minorenni ha invece confermato la condanna a 16 anni di reclusione del 15enne reo confesso dell’omicidio della madre, Valentina Giunta, di 32 anni, assassinata nella sua abitazione il 25 luglio del 2022. Il minorenne aveva confessato il delitto durante l’udienza per la convalida del suo fermo eseguito il giorno dopo il delitto dalla squadra mobile della Questura. Il ragazzino non accettò la decisione della madre di lasciare la casa e di allontanarsi col fratellino più piccolo lontano dal loro quartiere, San Cristoforo, un allontanamento che la giovane mamma motivava con le ostilità alimentate dalla famiglia del padre del 15enne, detenuto da tempo per gravi reati. In questo caso nessuno sconto di pena per il giovanissimo matricida.