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Fascia trasformata, trasformarla è un percorso possibile

"Esistere e resistere, le condizioni socio sanitarie delle donne della Fascia Trasformata" è stato il focus su cui si è concentrato l'atto finale del progetto "Trasformare la fascia trasformata" che da tre anni vede realtà del terzo settore impegnate per cambiare le modalità di produzione e gli stili di vita attualmente presenti. Ancora oggi la maggior parte dei lavoratori della fascia sono invisibili, soprattutto se donne

di Chiara Scucces -

Le difficoltà delle persone che abitano la fascia trasformata dovrebbero essere chiare a tutti; non sempre è così ma basta interessarsi a ciò che è stato fatto negli ultimi tre anni grazie al progetto Trasformiamo la Fascia Trasformata per rendersi conto di cosa, a volte, significhi essere invisibili.

Nei giorni scorsi, alla sala Avis di Ragusa, si è tenuto l’atto conclusivo del progetto TFT  sostenuto da Fondazione CON IL SUD (I tetti colorati onlus capofila, Cgil, coop Proxima, L’Altro Diritto e Caritas come partner esterno); tre anni ricchi di impegno e di piccoli risultati per chi vive in quella che può essere considerata la Terra dei fuochi Iblea e in cui sono stati affrontati i tre piani di intervento del progetto: la riqualificazione delle filiere florovivaistiche e alimentari e il contrasto al lavoro nero; la riqualificazione ambientale e paesaggistica e l’assistenza e l’erogazione di servizi alle persone spesso ‘invisibili’ che abitano questa peculiare parte del territorio ibleo.

Nel focus finale su un argomento in particolare ci si è voluti soffermare: quello delle condizioni socio-sanitarie delle donne nella fascia trasformata, che ci lavorino o vivino. Non ci sono solo le condizioni strettamente lavorative ad essere prese in considerazione, ma quelle più genericamente di vita