Caltanissetta

Giuseppe, 95 anni e una spazzola tra le mani: l’ultimo lustrascarpe

Il suo non è solo un mestiere, è un'eredità viva

di Sergio Randazzo -

A Caltanissetta, in un angolo del centro città, resiste una figura d’altri tempi. Si chiama Giuseppe Romano, ha 95 anni e ogni giorno, con la calma e la dignità che solo il tempo insegna, continua a lavorare come lustrascarpe. Un mestiere che oggi sembra uscito da un vecchio film in bianco e nero, e che in Sicilia conta ormai pochissimi custodi: lui è uno degli ultimi nell’isola e l’ultimo a Caltanissetta. In un veloce giro per il centro nisseno, non potevo che essere incuriosito dal mestiere del signor Giuseppe, e dopo una breve chiacchierata di presentazione, ha voluto precisare da quanto tempo lavora

Seduto al suo sgabello, Giuseppe non è solo un artigiano, ma un testimone vivente di un’epoca che non c’è più. E non poteva che parlare della sua esperienza lavorativa iniziata quando era ancora un bambino

Le mani esperte accarezzano il cuoio con cura, tra lucido, stracci e conversazioni lente. Per tanti passanti è diventato un simbolo, un punto fermo in una città che cambia. Con tanto orgoglio e sempre con il sorriso e gli occhi sgranati, Giuseppe, mi mostra le foto di una festa a sorpresa organizzata un paio di anni fa dai pensionati che frequentano il centro storico di Caltanissetta

“Finché posso, io resto qui”, dice con un sorriso mite. Non lo fa per bisogno, ma per orgoglio e passione. Per lui, lucidare scarpe è dare dignità al lavoro, è rispetto per le persone e per sé stessi. Giuseppe non ha insegne al neon, ma ha una storia che brilla più di qualsiasi vetrina.

E così, in un tempo dove tutto corre veloce e i mestieri si consumano in fretta, Giuseppe Romano ci ricorda che c’è ancora bellezza nei gesti semplici, nelle mani che sanno fare, nella lentezza che conserva la memoria. E ci rivela il segreto per mantenere le scarpe pulite e come si riconoscono le persone che ci tengono ad avere le calzature comode

E mentre la città si affanna tra clacson e vetrine, Giuseppe rimane lì, con la sua sedia, la sua cassetta e la sua storia. Non chiede nulla, ma offre tanto: un esempio di coerenza, di dedizione, di umanità. Il suo non è solo un mestiere, è un’eredità viva. E forse, proprio per questo, ogni lucidata è un piccolo atto d’amore verso un mondo che non vuole scomparire.