Ragusa

Identificato il giovane migrante morto a bordo della Sea Watch 5

Era quasi riuscito, aveva superato l'inferno libico che lo aveva ridotto a merce di seconda categoria, perché i bengalesi non possono pagare quanto gli altri

di Sergio Randazzo -

Il 7 marzo, Rahman Farazi arrivò a Pozzallo. Purtroppo, poco dopo essere stato soccorso in mare a bordo della Sea Watch 5, trovò la morte. Oggi, dopo sei settimane, il suo corpo ha finalmente un nome. È stata Terres des Hommes a rendere pubblico questo tragico fatto attraverso i suoi canali social. Rahman Farazi, nato in Bangladesh l’8 aprile 2005, avrebbe compiuto 19 anni. Il team di Terres des Hommes ha condiviso un messaggio toccante: “Ci siamo chiesti quali responsabilità avesse, quanti sogni portasse con sé. I sogni dei genitori, dei fratelli e delle sorelle più piccoli che speravano di continuare a frequentare la scuola. E poi, purtroppo, sappiamo che arrivano anche i sogni di chi intraprende il viaggio della morte, portando con sé le speranze di tutta la famiglia. Alcuni di quelli che abbiamo incontrato ci hanno spiegato che in altri luoghi l’infanzia finisce presto.”

Rahman era così vicino alla salvezza

“Era quasi riuscito, aveva superato l’inferno libico che lo aveva ridotto a merce di seconda categoria, perché i bengalesi non possono pagare quanto gli altri. Forse Rahman non poteva permettersi un posto in prima classe, sul ponte, e doveva restare nella stiva, tra il rumore assordante del motore e un odore che invadeva i suoi polmoni. Forse bastava una boccata d’aria, forse bastava farlo sbarcare prima.” Il messaggio è accompagnato dalla foto di Rahman, “una foto tipica di chi cerca di rassicurare la propria famiglia con messaggi del tipo ‘guardate, sto bene’. Noi cercheremo di prendere cura dei tuoi fratelli che sono riusciti a sopravvivere, ricordando loro che ora sono al sicuro. Avremmo voluto abbracciarti, Rahman.”

Rientro della salma

L’appello ad attivare ogni procedura possibile per identificare i corpi senza nome è arrivato anche dall’Asgi – Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione. Questo include il prelievo del DNA, la conservazione degli effetti personali e la ricerca di ogni altro segno distintivo che possa agevolare l’identificazione anche a distanza di tempo. Una volta identificati, si garantirà il rientro della salma nella sua patria.