Attualità

Il lavoro è scomparso. Il 48% dei cittadini è “inattivo”

Il paradosso di Palermo: precarietà e disoccupazione dilagano ma le imprese non trovano profili adatti

di piero messina per sicilia on demand -

Il lavoro a Palermo è morto è sepolto. Soltanto 44 palermitani su cento hanno un lavoro, i dati di inattività sono al 48 per cento , mentre la disoccupazione sfiora il 16 per cento. Sono i dati dell’Istituto Tagliacarne. Sono numeri che ratificano il malessere di una città dove interi settori economici sono scomparsi, a un passo dal collasso o spesso si situano border line con la legalità.

La metamorfosi del tessuto occupazionale di questa città è tutta nell’aver poggiato ogni opzione di crescita sul settore dei servizi. Con il centro storico trasformato in una friggitoria a cielo aperto. Da un lato, Palermo è una delle mete turistiche più ambite a livello globale, dall’altro questa situazione crea soltanto lavoro precario.

Insomma, se il tessuto urbano della città cambia per diventare una gigantesca giostra per i turisti, l’unica speranza di lavoro per giovani e meno giovani è nel settore della ristorazione e dell’ospitalità. Paghe quasi sempre basse e nessuna certezza. Di contratti non se ne deve parlare

Altro dato che dovrebbe far riflettere è quello relativo ai nuovi ingressi nel sistema delle imprese. Non esistono profili professionali per il 37 per cento della manodopera richiesta. Dato confermato anche da Sicindustria. “E’ un dato che subiamo come sistema imprese”, spiega il presidente degli industriali siciliani Luigi Rizzolo.

Così Palermo, nella classifica del lavoro occupa il 101 posto della classifica nazionale. Abbiamo chiesto al presidente Schifani cosa sia possibile fare.

“Tutto è risolubile nella misura in cui vi èuna visione strategica complessiva, non soltanto relativa a una città”, è la tesi del governatore.

Politicamente una risposta ineccepibile. Che nulla toglie alla drammaticità del caso Palermo. Forse non resta altro che invocare l’ennesimo miracolo di Santa Rosalia.