Attualità
Il linguaggio del turismo
Una riflessione su Modica
Punto primo. La pandemia è alle spalle e il tempo di parlare di auspici di ripartenza è finito: in tanti nel turismo sono ripartiti da un bel pò.
Punto secondo. Basta fare in questi giorni una passeggiata (diurna o serale) a Modica per rendersi conto che siamo molto lontani dai tempi d’oro, quando la città della Contea divenne meta ambita di turismo nazionale e internazionale. Il Corso si riempie abbastanza ma è raro sentire “what a beautiful church” piuttosto che “uè questo cannolo spacca”. Più probabile “Cammelu arrizzettiti a maglietta e accianiti a cittera” oppure “Saretta, specciu, tieni i soddi pa piadina”.
Punto terzo. Sabato prima seduta del nuovo consiglio comunale con elezione del presidente. Abbiamo tutti gli organismi politici e istituzionali al loro posto ed è lecito attendersi da loro un’estate di lavoro e non un lungo periodo di ferie a Maganuco o a Marina … perché la parentesi commissariamento è chiusa, perché la pandemia non è più tema né giustificazione, perché fino a qualche anno fa passeggiando per Modica si sentivano tutti i dialetti del centro-nord e un sacco di lingue straniere. Oggi invece ce la cantiamo e suoniamo da soli. Residenti e autoctoni non sono numericamente sufficienti a garantire occupazione, sviluppo e prosperità ai tantissimi imprenditori e lavoratori che sul turismo hanno puntato in questi anni.