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La città ricorda la morte di Libero Grassi

A 34 anni dal suo assassinio

di Leuccio Emmolo -

Ricordata oggi,  a trentaquattro anni dal suo assassinio, la figura di Libero Grassi, imprenditore che scelse la libertà e la dignità al posto della paura.  La sua vita fu segnata dall’impegno civile e politico, dallo studio e dal lavoro. Quando Cosa nostra tentò di imporgli il pizzo, Grassi ruppe il silenzio che per decenni aveva protetto la mafia.  Attraverso scritti  e  interviste televisive denunciò i suoi estorsori, affermando: «Io non sono pazzo: non mi piace pagare. È una rinuncia alla mia dignità di imprenditore». Era il gennaio del 1991 e Palermo non era pronta a quel gesto: ricevette ostilità dai colleghi, isolamento dalle istituzioni economiche, indifferenza da una società civile che preferiva tacere.  La mattina del 29 agosto 1991 venne ucciso con quattro colpi di pistola mentre si recava a piedi al lavoro. Il suo sacrificio portò alla legge anti-racket e alimentò nuove forme di mobilitazione civile, come il movimento Addiopizzo. La moglie Pina Maisano continuò la sua battaglia, dentro e fuori le istituzioni, trasformando la solitudine di Libero in un impegno collettivo. Oggi la figlia Alice denuncia il disinteresse dilagante della società civile.

“L’esortazione dei familiari di Libero Grassi – ha detto il Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla-  ci invita a guardare con onestà alla realtà: non bastano le celebrazioni, serve un impegno concreto per sottrarre spazio e consenso alla criminalità, soprattutto nei quartieri più fragili della nostra città. Dobbiamo offrire alternative vere: scuole, servizi, lavoro, cultura. È lì che si gioca la battaglia più profonda contro la mafia. A nome della città, rinnovo l’impegno dell’Amministrazione comunale nel contrasto alla cultura mafiosa”