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La città si stringe allo Zen per ricordare Paolo Taormina: “Il dolore di uno è il dolore di tutti” – VIDEO
“Lo Zen non è il problema, è parte della città”
Una folla silenziosa ma piena di emozione si è radunata allo Zen di Palermo, nel piazzale antistante la parrocchia San Filippo Neri, per un momento di preghiera e riflessione a una settimana dall’omicidio di Paolo Taormina, il ragazzo di 21 anni ucciso nel cuore della movida, in piazza Spinuzza, mentre cercava di fermare una rissa.
A guidare la veglia, gli arcivescovi di Palermo e Monreale, monsignor Corrado Lorefice e monsignor Gualtiero Isacchi, che hanno voluto portare la loro vicinanza alla famiglia del giovane e all’intera comunità cittadina, chiamata a reagire con speranza e responsabilità.
“Non siamo qui per condannare, ma per assumere insieme la responsabilità”
Davanti a centinaia di persone, monsignor Lorefice ha pronunciato parole forti ma cariche di compassione:
“Non siamo venuti per condannare il quartiere. Se accadono certe cose, la responsabilità è di tutti”.
Poi, insieme a monsignor Isacchi, ha abbracciato i genitori di Paolo e la madre di Sara Campanella, un gesto semplice che ha unito in un unico dolore due famiglie e un’intera città.
Lorefice ha poi aggiunto:
“Dobbiamo gridare ai giovani che le organizzazioni criminali non vogliono la loro felicità. Il centro della città è dove c’è la persona. Palermo deve ripartire dal basso, avere la passione per tutti, soprattutto per chi è dimenticato”.
“Lo Zen non è il problema, è parte della città”
Per monsignor Isacchi, la presenza allo Zen ha un valore simbolico e concreto:
“È importante testimoniare che siamo qui, perché non sono i luoghi a creare il degrado. Lo Zen è Palermo e il futuro della città dipende anche da quartieri come questo. Viviamo questo luogo con speranza: la gioia non sta nella violenza o nella sopraffazione, ma nel sentirsi amati. Lo Zen è casa nostra”.
Una città intera unita nella preghiera
Alla veglia hanno preso parte autorità civili e militari, tra cui il prefetto Massimo Mariani, il sindaco Roberto Lagalla, il questore Vito Calvino, insieme a assessori e consiglieri comunali.
Ma a riempire davvero il piazzale sono stati gli abitanti dello Zen, gli studenti e insegnanti del liceo Majorana, gli scout, le associazioni, i gruppi parrocchiali e l’UCSI, in un coro silenzioso di solidarietà.
Tra i presenti, Giovanna, una residente del quartiere, ha raccontato con amarezza e paura:
“A Palermo serve l’esercito. Mio figlio ha 26 anni e ha paura di uscire la sera. Qui servirebbe tutto, non so nemmeno da dove cominciare”.
“Dal male nasce solo altro male”
Durante il momento di preghiera è intervenuto anche il magistrato Antonio Balsamo, con parole che hanno colpito i presenti:
“Totò Riina ha sprecato la sua vita. Dal male nasce solo male. Don Pino Puglisi oggi verrebbe allo Zen, perché qui si gioca il futuro di Palermo. Sarebbe bello che da questo quartiere partisse un’esperienza collettiva di rinascita”.
“Abbiamo bisogno di chi si spende per il quartiere”
Il parroco di San Filippo Neri, don Giovanni Giannalia, ha ricordato come il disagio giovanile sia una ferita che attraversa tutta Palermo:
“Tutti siamo chiamati a lavorare con i giovani e con la gente. Abbiamo bisogno di persone che si spendano per il quartiere, di uomini e donne che scelgano di restare e costruire futuro”.