Cronaca
La Sicilia e le guerre …
Pro e contro
La Nato ieri, con l’eccezione della Spagna, ha accettato le richieste del presidente statunitense Donald Trump per aumentare fino al 5% del PIL le spese militari dei paesi europei. Lo scenario globale da anni è cambiato e la guerra lampo di 12 giorni (sempre che la tregua regga) tra Israele e Iran ha contribuito a creare timori e allarmi per la sicurezza anche in Italia. In tale contesto la Sicilia ha due luoghi strategici, simbolici e rilevanti nella sostanza. La base Nato di Sigonella e il MUOS (Mobile User Objective System) di Niscemi. Proprio il sindaco di Niscemi Massimiliano Conti ha inviato una nota premier per chiedere rassicurazioni, manifestando la profonda preoccupazione della popolazione rispetto alla sicurezza data la presenza della base Muos. Sabato a Sigonella è prevista una manifestazione pacifista e i promotori parlano di “una situazione grave e di estremo allarme”. Infine c’è pure chi paventa l’ipotesi che si voglia riportare l’aeroporto di Comiso a usi militari. Semplificando al massimo ci sono allora due scuole di pensiero. La prima è che la presenza in Sicilia di strutture militari di enorme rilievo (Base di Sigonella e Muos in primis) sia un rischio per i siciliani che indirettamente potrebbero essere oggetto di ritorsioni, attentati, rappresaglie o addirittura azioni belliche ostili. La seconda è che invece, in un ampio ragionamento di forze in campo e di deterrenza, esse siano piuttosto una sorta di polizza assicurativa proprio perché i mezzi delle forze armate americane e dell’Alleanza Atlantica vengono schierati a garanzia e protezione degli interessi occidentali, compresi quelli per così dire “regionali” della nostra isola.