Attualità

La vergogna, l’incredibile, il grande danno …

Aeroporto di Catania in tilt per 10 giorni

di Emiliano Di Rosa -

VERGOGNA

“Il valore di una persona dipende dal numero di cose delle quali si vergogna” scrisse il premio Nobel per la letteratura e premio Oscar per la Sceneggiatura George Bernard Shaw. E se così fosse ci si chieda in Sicilia chi in questo momento abbia la il valore e la dignità di vergognarsi per ciò che accade nel nostro sistema del trasporto aereo. Nel cuore della stagione turistica estiva stiamo dando un’immagine misera a mezzo mondo. Assoluta incapacità di affrontare un’emergenza sì ma non un’emergenza di grande portata. C’è stato un piccolo incendio, circoscritto, tra un parcheggio e una porzione del Terminal A dell’aeroporto di Catania, non sono arrivati gli alieni né i quattro cavalieri dell’Apocalisse. Eppure per almeno 10 giorni, dicasi 10, l’aeroporto internazionale Fontanarossa (10 milioni di passeggeri l’anno, il quarto d’Italia) è in tilt. Facile prendersela con la politica, che pure ha la responsabilità di piazzare spesso ai posti di vertice individui senza competenze o abilità particolari ma che lì vanno per raccomandazione o agganci nei partiti, più difficile accusare i vertici della SAC, Società Aeroporto Catania. Se ci fate caso la stampa regionale, salvo eccezioni, in questi giorni non affronta con il giusto impeto la questione. Pazienza. Oggi però lo diciamo noi che debbano un po’ vergognarsi questi signori e signore con la responsabilità di sapere anche fare fronte alle emergenze in una struttura aeroportuale importantissima e strategica per la Sicilia e tutto il nostro Paese. La portata del danno non giustifica in alcun modo i tempi lunghissimi di ripristino della piena funzionalità dell’aeroporto. C’è nell’aria un sentimento collettivo di vergogna nei confronti di turisti, visitatori, osservatori e di chiunque segua la cronaca da Fontanarossa in questi giorni, un sentimento collettivo di vergogna che prova anche lo scrivente, figuratevi. Ma che dalle dichiarazioni pubbliche della dirigenza SAC invece non traspare manco per niente … evidentemente non è una cosa per cui questi signori e signore ritengono ci si debba vergognare!

INCREDIBILE A FONTANAROSSA

“CLAMOROSO AL CIBALI” è una celebre locuzione giornalistica di Sandro Ciotti di cui proprio tre giorni fa ricorreva il ventennale della scomparsa. Domenica 4 giugno 1961 si giocò Catania – Inter e contro ogni pronostico i rossazzurri catanesi batterono 2-0 i nerazzurri milanesi. Da oggi possiamo coniare anche “INCREDIBILE A FONTANAROSSA”. Ma qui non si danno calci a un pallone nello stadio, qui si prende a calci in faccia la reputazione di una Regione. La notte del 7 maggio 2015 un incendio causato da un corto circuito bruciò la parte commerciale del Terminal 3 dell’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, in proporzione danni e ampiezza anche maggiori di ciò che è accaduto il 16 luglio 2023 a Catania. Per lo scalo che serve Roma allora ci furono disagi per tutta la mattinata, in giornata, gradualmente, tutto torno alla normalità. In giornata. Punto. Ma se avete tempo e voglia potete cercare sul web altri precedenti, in tutto il mondo se volete: dal Nicaragua all’Australia, da Dublino a Mosca, da Tunisi a Pechino. Non è mai accaduto che per un problema analogo un aeroporto, grande o piccolo, sia andato in tilt per 10 giorni. E questo deve indurre ad una profonda riflessione tutta la classe dirigente siciliana e ogni singolo cittadino perché se qualcuno spera che passi il tempo e, come quasi sempre, ci si dimentichi tutto, per la serie “Scurdàmmoce ‘o passato, simme ‘e Napule, paisà” stavolta sbaglia. Siamo siciliani arrabbiati, quel che accade a Fontanarossa è incredibile, non va dimenticato!

I DANNI

Sistemi informatici mediocri o inesistenti, caos continuo, ritardi, viaggi della speranza in bus, alternative costosissime e chi più ne ha più ne metta: il panorama di ciò che accade in questi giorni, a cascata dopo l’emergenza Fontanarossa, è desolante. Viaggiatori confusi e adirati, recensioni tanto rabbiose quanto inevitabili che girano sul web in tutto il mondo, turisti che imprecano in maniera variopinta ciascuno con la sua lingua. Perché le alternative a Catania hanno mostrato inevitabilmente i loro limiti: buone, le alternative, per mezza giornata e per qualche volo cancellato causa cenere dell’Etna come è stato in passato ma non certo a garantire funzionalità ed efficienza se Fontanarossa chiude i battenti per dieci giorni a fine luglio. Comiso è sempre stato uno scalo limitato, la storia è vecchia, si scopre adesso che di limiti ne ha parecchi, Palermo deve giustamente fare i conti con il pienone estivo di suo, e citando Mike Bongiorno non può fare “lascia o raddoppia” … non può certo raddoppiare i voli da un giorno all’altro. Idem Trapani che tra l’altro per chi ha base o atterraggio in Sicilia Orientale vuol dire un altro mondo: 5 ore in bus o in auto, un’odissea in treno. L’ipotetico viaggio da Trapani a Marzamemi, i due estremi della Sicilia, con le nostre strade e ferrovie è una sorta di discesa negli inferi. Questo è e questo hanno vissuto decine di migliaia di utenti in un luglio rovente e asfissiante già di suo. I danni di immagine per la Sicilia sono enormi, guai a nascondere la polvere sotto il tappeto o la testa nella sabbia come gli struzzi. Piuttosto si cominci subito a ragionare su come rimediare.