Cronaca

Le funzioni di Laura Bonafede e gli interessi per il clan

Laura Bonafede ed il latitante condividevano anche interessi economici

di Sergio Randazzo -

Laura Bonafede era fortemente interessata alle sorti della famiglia mafiosa del paese e del suo capo Franco Luppino, che la donna in codice chiamava “Perlana”, e condivideva col padrino, allora latitante, la preoccupazione che uno degli ultimi blitz antimafia che, a settembre, aveva decapitato la famiglia di Campobello e portato all’arresto di Luppino, potesse pregiudicate la latitanza del boss. Emerge dai pizzini che Laura Bonafede si scambiava con Messina Denaro, ritrovati dal Ros. Dalle lettere si comprende che la composizione della famiglia mafiosa di Campobello, l’affidabilità dei suoi affiliati e in generale la capacità di controllo del territorio, erano argomenti che stavano molto a cuore alla Bonafede. “Una volta mi dicesti: “ma se persone non ce ne sono più”, scriveva riferendosi al fatto che gli arresti avevano decimato i clan e che non c’erano più gli uomini d’onore d’un tempo. “Perlana ci serviva”, diceva la donna al capomafia parlando di Luppino finito in manette. Dure le critiche rivolte a due mafiosi “Solimano” e “Pancione”, entrambi nomi in codice. Laura Bonafede ed il latitante condividevano anche interessi economici. La donna informava Matteo Messina Denaro di prezzi e “obiettivi”, da intendersi come margini di profitto. “Da questi scarni riferimenti si coglie la condotta di sostentamento economico da parte della donna che si faceva carico per conto del latitante, della gestione di attività economiche, consentendogli così di non esporsi direttamente con il rischio di essere catturato” ritengono gli inquirenti.