Caltanissetta

Le mafie alla conquista del nord, tre gelesi arrestati

L’idea era quella di gestire in maniera comune gli affari legati al traffico di droga, ai milioni dell’ecobonus 110% e ai fondi dell’emergenza Covid

di finmedia -

C’erano anche tre gelesi, secondo i pm dell’antimafia milanese, nel “consorzio” che sarebbe nato per mettere insieme ‘ndrangheta, camorra e mafia siciliana. Una sorta di nuovo “mondo di mezzo” creata per gestire enormi volumi di affari in Lombardia. Tra gli undici arrestati nell’operazione coordinata dalla Dda di Milano e condotta dai carabinieri, ci sono Rosario Bonvissuto e i fratelli Dario Nicastro e Francesco Nicastro. I reati contestati a vario titolo sono porto d’armi, due estorsioni aggravate dal metodo mafioso, una minaccia aggravata, traffico di droga, spaccio, ed evasione fiscale. Sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di oltre 225 milioni di euro. Le undici misure sono le uniche autorizzate dal gip su un totale di 153 richieste dai pm.

Si tratta di una complessa attività di indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano che ha riguardato un contesto criminale operante prevalentemente nel territorio lombardo, in particolare, tra le province di Milano e di Varese, formato da soggetti legati alle tre diverse organizzazioni di stampo mafioso. Cosa nostra, ’ndrangheta e camorra, avrebbero creato una sorta di sistema mafioso lombardo, che gestirebbe risorse finanziare, relazionali ed operative, attraverso un vincolo stabile tra loro caratterizzato dalla gestione e dalla ottimizzazione dei rilevanti profitti derivanti da sofisticate operazioni finanziarie realizzate mettendo in comune società, capitali e liquidità. Al grande tavolo delle mafie si pianificavano estorsioni e si valutavano affari legati al traffico di droga, si tracciavano strategie per indirizzare i milioni dell’ecobonus 110% e dell’emergenza Covid e si imbastivano importazioni di ferro e gasolio dal continente africano. Ed è proprio nelle riunioni in cui si incontravano i rappresentanti del “sistema mafioso lombardo” ipotizzato dalla distrettuale antimafia di Milano, che gli affari dei maggiori gruppi del crimine organizzato che operano in Lombardia, prendevano forma.

Per gli inquirenti, nel nord Italia le mafie volevano fare quadrato. Insieme in un “consorzio” che avrebbe gestito il traffico di droga, le estorsioni e affari che arrivavano anche all’edilizia. L’hinterland milanese pare fosse un punto di riferimento. Ci sarebbero stati contatti anche con esponenti della politica territoriale. L’inchiesta nasce a partire dal monitoraggio sulla riattivazione della locale di ‘ndrangheta a Lonate Pozzolo e si allarga seguendo un caso di lupara bianca. E cioé la scomparsa di Gaetano Cantarella, legato al clan Mazzei di Catania, ma secondo il pentito Emanuele De Castro collegato a Massimo Rosi, il quale su ordine del boss Vincenzo Rispoli, stava riattivando la cellula locale di Lonate. Pare che i gelesi gravitassero nell’area della provincia di Varese, da sempre con una presenza notevole di cittadini provenienti da Gela. Nelle operazioni, comprensive anche di 60 perquisizioni, sono impegnati più di 600 carabinieri sull’intero territorio nazionale.