Palermo
Maxi confisca da 2 milioni: sigilli a imprese, terreni e conti bancari riconducibili a tre nomi noti delle operazioni antimafia
Sigilli ai beni di Stefano Bologna, già condannato per spaccio
È un duro colpo quello inferto questa mattina dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo al patrimonio illecito di tre figure ritenute di spicco nel panorama criminale del capoluogo e della provincia. I militari hanno dato esecuzione a tre provvedimenti emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo che dispongono la confisca – due in via definitiva e una in primo grado – di beni per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro.
Sigilli ai beni di Stefano Bologna, già condannato per spaccio
Il primo provvedimento ha colpito Stefano Bologna, 62 anni, arrestato nel 2021 nell’ambito dell’operazione Nemesi per un vasto traffico di hashish e marijuana nel quartiere Sperone. Condannato a 2 anni e 8 mesi, Bologna faceva parte di un’organizzazione che impiegava anche minorenni nelle attività di spaccio, sfruttando vie secondarie, abitazioni private e perfino camerette dei figli come base logistica.
A lui sono stati confiscati beni per mezzo milione di euro, tra cui un bar a Bagheria con tutto il complesso aziendale e quattro rapporti bancari.
Patrimonio da 700mila euro tolto a Tommaso Di Giovanni, ex reggente di Porta Nuova
La confisca definitiva ha riguardato anche Tommaso Di Giovanni, 59 anni, già condannato a 15 anni e 6 mesi per associazione mafiosa. Ex reggente del mandamento di Porta Nuova, Di Giovanni era stato arrestato nel 2019 nell’ambito dell’operazione Atena, ma il suo nome era già emerso in altre indagini come Perseo e Pedro.
I beni confiscati, per un valore di circa 700mila euro, comprendono:
- un’impresa di macelleria con sede a Palermo;
- un fabbricato di tre piani con dieci vani;
- un’abitazione ultrapopolare;
- la metà di un locale commerciale.
Otto anni dopo l’arresto, lo Stato confisca 800mila euro a Nicolò Testa
Il terzo provvedimento, anch’esso irrevocabile, ha colpito il patrimonio di Nicolò Testa, ex boss di Bagheria deceduto nel 2023. Arrestato nel 2015 nell’operazione Panta Rei, era stato condannato a 13 anni e mezzo per estorsione mafiosa. In passato, secondo gli inquirenti, avrebbe anche favorito la latitanza di Bernardo Provenzano, oltre ad essere uomo di fiducia di Giuseppe Di Fiore.
A Testa sono stati confiscati beni per circa 800mila euro, tra cui:
- un’impresa edile con due ditte collegate e un parco mezzi industriali;
- due appezzamenti di terreno nel comprensorio bagherese.
Il patrimonio passa allo Stato
Con l’odierna operazione, la giustizia ha sottratto alla criminalità organizzata beni per circa due milioni di euro, che ora entreranno ufficialmente nel patrimonio dello Stato. Un risultato ottenuto grazie all’attento lavoro investigativo dei Carabinieri e alla costante azione delle Autorità giudiziarie di Palermo, impegnate nel contrasto alla criminalità patrimoniale.