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Museo Archeologico: ma è veramente Pace il problema?

Museo Archeologico di Ragusa: la sua intitolazione allo studioso Biagio Pace ha animato per diverse settimane il dibattito in città. In realtà, a far discutere dovrebbe essere l'accoglienza che il Museo fa ai suoi visitatori: dimessa e poco invitante.

di Chiara Scucces -

In queste settimane il Museo Archeologico di Ragusa ha animato il dibattito cittadino, facendo discutere per l’intitolazione al grande studioso ed archeologo Biagio Pace. In molti si sono schierati contro questa decisione presa dalla Regione, viste i noti trascorsi fascisti di Pace. A Pace, però, deve essere riconosciuto un grande valore accademico, visto che a lui si devono anche i ritrovamenti in Sicilia degli antichi insediamenti di Camarina, di Mozia, di Selinunte e della Villa del Casale di Piazza Armerina; alla fine il provvedimento è rimasto e proprio in questi giorni una lettera dell’archeologa Paola Pelagatti, inviata al sindaco Peppe Cassì, suffraga la scelta della Regione. La Pelagatti, allieva di Pace, scrive di aver a lungo operato nel Museo di Ragusa, ideato  e voluto da Antonino Di Vita e da Luigi Bernabò Brea, subito dopo la II guerra mondiale. “Sono tuttora affezionata a quel museo importante per la conoscenza dell’area costiera fino a Camarina e al confine della provincia con il territorio di Gela”, ricorda la Pelagatti. “Continuerò, se sarà possibile, a sostenere il Museo Biagio Pace, anche nell’intento di onorare la memoria del grande studioso, esploratore di una curiosità senza limiti, capace di posizioni anche imprevedibili, data la sua nota appartenenza al fascismo: penso all’appoggio dato a Giovanni Pugliese  Carratelli, che era al confino politico perché di idee di sinistra, e  voleva recarsi a Rodi per studiare iscrizioni greche, e lo ottenne per l’intervento di Pace, e da qui la gratitudine dello  storico insigne, che continuò nel tempo. Un caso tra molti altri. Mi auguro che la valorizzazione del Museo Biagio Pace continui sotto la guida del Comune di Ragusa”, conclude la studiosa che si concentra esclusivamente sulla figura accademica di Pace, figlio dei suoi tempi.

Assodata l’intitolazione a Biagio Pace, piuttosto quello che dovrebbe far discutere è proprio l’accoglienza che il  Museo fa a turisti e visitatori, identica, sostanzialmente, a quando era chiuso. Senza volere mancare di rispetto all’attività commerciale nei bassi del palazzo che ospita le esposizioni, non sono sicuramente un bel vedere le saracinesche, le insegne amatoriali, le auto parcheggiate lì davanti e perfino nella viuzza d’ingresso al museo. Per non parlare della spazzatura a due metri dalla porta; davvero è questo il meglio che si può fare per valorizzare il Museo Archeologico di Ragusa? E davvero ci si concentra e scontra sulla intitolazione a questo o a quello studioso, tutti di grande valore accademico, e si tollera un’accoglienza del genere? Dimessa e poco invitante? Torniamo sempre sul punto di inciampo dell’offerta turistica siciliana: siamo noi stessi i primi a non saperci valorizzare e vendere. Il sindaco Peppe Cassì assicura che la sua amministrazione sta lavorando su diversi siti per ridimensionare il degrado esistente, in particolare nel centro storico. Nella speranza che anche questo sito rientri nei programmi dell’amministrazione. Con buona pace di Pace…