Palermo
“No alla politica in Via D’Amelio”
Alla vigilia delle celebrazioni per il 33mo anniversario della morte di Paolo Borsellino, il fratello contesta le ricostruzioni della Commissione Antimafia e parla di depistaggi istituzionali.
Salvatore Borsellino non crede alle “verità istituzionali”. Alla vigilia del 33mo anniversario della Strage di Via d’Amelio – che costò la vita a suo fratello, il Giudice Paolo, ed ai cinque agenti della scorta del magistrato (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina) – l’ingegnere Borsellino rilancia la sua richiesta di giustizia e verità. Dopo aver parlato di depistaggi istituzionali – riferendosi alle ricostruzioni formulate dalla Commissione Antimafia che legano la morte di Paolo Borsellino al dossier “Mafia e Appalti”, il fratello del magistrato ucciso ribadisce il suo punto di vista: “La Strage di Via D’Amelio non può essere considerata un evento fine a se stesso ma va iscritta in quel filone che parte sin dai tempi di Portella della Ginestra, passa per l’omicidio Mattarella ed arriva sino alle stragi del 1992 e 93”.
Borsellino ha anche ricordato che proprio recentemente – nel corso dell’ennesimo procedimento giudiziario che si sta celebrando a Caltanissetta – è emerso un documento sul ruolo del collaboratore di giustizia Lo Cicero che accrediterebbe la tesi di un ruolo centrale dell’eversione di estrema destra e dei servizi di sicurezza deviati in quanto accaduto nella tragica estate del 1992.
A Caltanissetta, infatti, nei giorni scorso la giudice Graziella Luparello ha interrotto la camera di consiglio sull’archiviazione dell’inchiesta sulle stragi del 1992. A chiedere di chiudere l’indagine era stata la procura nissena, che da trentatré anni indaga sulle bombe di Capaci e di via d’Amelio. La gip, ha accolto l’istanza dell’avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino. Il difensore ha prodotto nuovi documenti relativi agli ultimi giorni di vita di Paolo Borsellino. Si tratta di un verbale relativo a una riunione tenuta a Palermo il 15 giugno 1992, dunque dopo la morte di Giovanni Falcone. A quell’incontro presero parte l’allora procuratore capo del capoluogo siciliano Pietro Giammanco, gli aggiunti Vittorio Aliquò e Borsellino, i sostituti Vittorio Teresi e Pietro Vaccara, quest’ultimo pm di Caltanissetta, all’epoca dei fatti titolare delle indagini sulla strage di Capaci.
Dal verbale depositato da Repici emerge che i magistrati si scambiarono notizie riguardanti la strage del 23 maggio 1992 e altre informazioni sulle intercettazioni telefoniche e ambientali disposte nei confronti di Alberto Lo Cicero , all’epoca confidente e poi collaboratore di giustizia: uomo di fiducia di Mariano Tullio Troia, boss di Cosa Nostra e simpatizzante dell’estrema destra noto come ‘u Mussolini, era legato a Maria Romeo, sorella di Domenico, autista di Delle Chiaie, fondatore di Avanguardia Nazionale. Lo Cicero e Romeo sono stati i primi a raccontare della presenza di Delle Chiaie in Sicilia nei giorni della bomba di Capaci. I documenti prodotti da Repici, dunque, certificano come Borsellino fosse interessato alle dichiarazioni di Lo Cicero, il pentito che ha raccontato del coinvolgimento degli estremisti neri nelle stragi.
Per Borsellino, all’appuntamento del prossimo 19 luglio in via D’Amelio, “non è prevista la presenza delle istituzioni e della politica. Se dovessero presentarsi in forma ufficiale noi andremo via. Abbiamo invitato soltanto quei ragazzi che lo scorso 23 maggio non hanno potuto partecipare al minuto di silenzio per Giovanni Falcone”.
Nel corso dell’incontro con la stampa, Salvatore Borsellino ha presentato le iniziative in occasione del 33esimo anniversario della strage di via D’Amelio, organizzate dal movimento delle Agende Rosse, in programma il prossimo 19 luglio, tra la via D’Amelio, la Casa di Paolo e Villa Filippina. In via D’Amelio. Le iniziative hanno preso già il via e proseguiranno fino al 19 luglio.
“In via D’Amelio quest’anno un percorso visivo, con i quadri di Gaetano Porcasi, che raffigurano tutte quelle stragi che hanno portato al sistema di potere che oggi ci governa – spiega Borsellino – attraverso l’edizione speciale dell’agenda rossa verranno raccontate 61 stragi che hanno insanguinato il nostro paese, da Portella della Ginestra in poi, ognuna rappresentata attraverso un quadro di Porcasi e con i nomi e l’eta delle vittime. Speriamo di riuscire a distribuirla nelle scuole”. In occasione di questo anniversario verrà presentata la nuova edizione dell’Agenda Rossa a cura di Salvatore Borsellino e con la prefazione di Saverio Lodato. Da oggi pomeriggio, alle 18, alla Casa di Paolo, la presentazione del libro “Medico in terra di mafia. Il cardiologo di Paolo Borsellino si racconta” di Pietro Di Pasquale. Dialogano con l’autore Salvatore Borsellino e Roberta Gatani. Il 17 luglio, invece, alle 16 ci sarà il decimo compleanno della casa di Paolo. Alle 20, invece, in via D’Amelio, verrà inaugurata la mostra (che si concluderà il 20 luglio) “La scia di sangue della stragi in Italia. Mafia eversione nera, servizi deviati e poteri infedeli” di Gaetano Porcasi. Alle 21, presso la sede del Centro Studi Paolo e Rita Borsellino di via G. L. Bernini, 52/54 è in programma il dibattito “XXIX legami di memoria, i mandanti senza nome”.