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Oda, sindacati lanciano appello ad arcivescovo Renna

L’Opera Diocesana Assistenza di Catania è sempre più in difficoltà. I 300 dipendenti sono senza stipendio da 6 mesi e temono per il loro futuro lavorativo. Cgil, Cisl e Uil chiedono un incontro urgente all’arcivescovo Renna

di Bruno Capanna -

Sei mensilità di stipendi ancora da corrispondere ed una situazione che rischia ulteriormente di peggiorare. Cgil, Cisl e Uil lanciano l’allarme per l’Oda, l’Opera Diocesana Assistenza di Catania che rischia la paralisi se i problemi dovessero permanere. Dell’ente ci eravamo già occupati lo scorso ottobre in occasione di uno sciopero organizzato dall’Usb, cui si riferiscono le immagini.

I sindacati si dicono preoccupati per i 300 lavoratori che assicurano oltre 1500 prestazioni annue a centinaia di assistiti, “molti dei quali in condizioni di sempre maggiore fragilità e disagio insieme con le loro famiglie”.

“Anche alla luce dei risultati sinora prodotti in concreto dalla riunione del 16 dicembre e non volendo comunque rassegnarci al progressivo declino di una fondamentale realtà dell’assistenza in terra etnea – dichiarano i sindacati – ci rivolgiamo a Monsignor Luigi Renna per un confronto urgente. Lo facciamo nella consapevolezza che solo l’arcivescovo possa sbloccare questa vertenza-simbolo, ad altissimo impatto sociale. In alternativa non resta che confidare in un miracolo e rivolgerci a Sant’Agata, cui accenderemo devotamente un cero il 3 febbraio”.

“Dobbiamo sottolineare – proseguono – come si stia facendo ogni giorno più critica una situazione che già nei mesi scorsi avevamo denunciato, con fra l’altro il rischio rappresentato da condizioni lavorative che stanno diventando proibitive per l’emorragia di dimissioni in corso e il conseguenziale carico sugli operatori sanitari rimasti.

“Ribadiamo, dunque – concludono le sigle sindacali – la necessità di chiarezza sullo stato di avanzamento del ripiano dei debiti dell’azienda e sulle prospettive future. Le nostre organizzazioni hanno dato seguito a ogni richiesta di collaborazione fatta dai vertici dell’Oda anche per rendere più forte l’interlocuzione con le istituzioni pubbliche, cui spettano adeguamenti tariffari e pagamenti tempestivi. Adesso, però, è tempo che ciascuno faccia sino in fondo la propria parte perché l’Oda non può morire”.