Cronaca

Omicidio Geraci, il figlio: “Zittiti i detrattori”

Mico Geraci ammazzato "per il suo impegno civico e politico" per ordine del boss di Cosa nostra Bernardo Provenzano 25 anni fa

di Sergio Randazzo -

Dopo oltre 25 anni dall’assassinio avvenuto l’8 ottobre 1998 del sindacalista Mico Geraci, ucciso con colpi di arma da fuoco davanti alla sua abitazione a Caccamo, nella provincia di Palermo, sotto gli occhi della moglie e del figlio Giovanni, la Direzione Distrettuale di Palermo è riuscita a ricostruire con minuziosità quell’efferato delitto, a lungo privo di verità e giustizia. La Procura di Palermo ha incaricato il Reparto Operativo – Nucleo Investigativo dei Carabinieri del Comando provinciale di Palermo di eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’omicidio aggravato di Domenico Geraci. Il provvedimento coinvolge due membri della famiglia di Trabia, già detenuti per altri reati, sospettati di aver commissionato e pianificato l’assassinio su istigazione del capomafia corleonese. L’omicidio sarebbe stato eseguito da due giovani, entrambi successivamente morti in circostanze violente, uno dei quali ucciso dagli stessi destinatari dell’ordinanza cautelare. “La cosa più importante era arrivare a un processo e avere dei volti ai quali chiedere il conto per quanto accaduto a mio padre. Questa è la cosa che più ci interessava. E che venga riconosciuto la matrice mafiosa legata all’impegno antimafia di mio padre. Lo ha detto all’Adnkronos Giuseppe, il figlio di Mico Geraci. In tutti questi anni abbiamo dovuto difenderci anche contro le malelingue che, seppure a denti stretti, ventilavano altre opzioni sulle origini dell’omicidio. E poi ci tiene a “ringraziare la Dda di Palermo”, guidata da Maurizio de Lucia, e il pool che ha coordinato l’inchiesta, la Procuratrice aggiunta Marzia Sabella e i pm Giovanni Antoci e Bruno Brucoli