Ragusa

Omicidio Spampinato, la verità nascosta dietro la “pista rossa”: un depistaggio dei servizi segreti

Un documento inedito riporta alla luce la manipolazione dietro l’omicidio Tumino e il delitto del giornalista Giovanni Spampinato

di Sergio Randazzo -

Cinquantatré anni dopo l’assassinio del giornalista Giovanni Spampinato, emerge un tassello inedito che getta nuova luce su una delle pagine più oscure della storia siciliana.
Un documento risalente all’8 marzo 1972, redatto dall’agenzia di stampa Aipe — finanziata dall’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno e dal Sid — avrebbe infatti fabbricato una notizia falsa per indirizzare le indagini sull’omicidio dell’ingegnere Angelo Tumino verso una presunta “pista rossa”.

La notizia costruita ad arte

Il dispaccio Aipe, rimasto ignoto per mezzo secolo e oggi svelato dal giornalista Carmelo Schininà nell’inchiesta “Ragusa ’72, La Sottile Linea Nera” pubblicata su La Sicilia, titolava: “L’ingegnere ragusano Angelo Tumino potrebbe essere stato ucciso da terroristi di sinistra.”

Nel testo si sosteneva che la squadra politica della questura di Ragusa indagasse su un presunto “processo” celebrato da estremisti di sinistra contro Tumino, accusato di finanziare i movimenti fascisti.
Un racconto privo di fondamento, ma funzionale a creare confusione e a spostare l’attenzione dalle responsabilità dell’estrema destra.

Il lavoro di Spampinato e la reazione dei poteri deviati

Solo due giorni prima, il 6 marzo 1972, Spampinato — giovane cronista de L’Ora di Palermo — aveva pubblicato un articolo che collegava l’omicidio Tumino agli ambienti neofascisti e alla presenza a Ragusa di Stefano Delle Chiaie, capo di Avanguardia Nazionale, e del pittore neofascista Vittorio Quintavalle, amico del deputato regionale Salvatore Cilia.
Un’inchiesta coraggiosa, che toccava fili scoperti e che, secondo i magistrati, potrebbe averne segnato il destino.

Il meccanismo del depistaggio

La coincidenza temporale tra il dispaccio Aipe e l’invio al Ministero dell’Interno di un’informativa della questura sull’articolo di Spampinato non lascia dubbi: la “pista rossa” fu un’operazione di disinformazione pianificata.
Come scrive Schininà, “la falsa pista rossa sull’omicidio Tumino — archiviato nel 1975 a carico di ignoti — rappresenta la prova che i servizi deviati tentarono di deviare le indagini per proteggere la rete neofascista e i suoi legami con ambienti politici e di potere”.

Una storia di silenzi e verità negate

Nel dispaccio, inoltre, si faceva riferimento a un “giovane giornalista del Pci di Palermo”, un chiaro riferimento a Giorgio Frasca Polara, del tutto estraneo alla vicenda ma utilizzato come bersaglio indiretto per alimentare sospetti a sinistra.

Oggi, dopo 53 anni, la Procura di Ragusa ha riaperto le indagini sull’omicidio Tumino, in cerca di risposte che il tempo e i depistaggi avevano sepolto.
Una verità che torna a emergere, restituendo dignità alla memoria di Giovanni Spampinato, ucciso non solo per ciò che aveva scritto, ma per ciò che stava per svelare.