Caltanissetta

Ospedale di Gela sotto attacco, rubato il tubo dell’ossigeno

Il “Vittorio Emanuele” di Gela questa mattina è rimasto senza ossigeno

di finmedia -

Una mattina di lavoro che si trasforma in emergenza. All’ospedale Vittorio Emanuele di Gela il sistema di distribuzione dell’ossigeno si è improvvisamente fermato: niente rifornimento ai reparti, linee principali fuori uso.

La causa non è un guasto, ma un furto. Il tubo di rame che collega il grande serbatoio esterno dell’ospedale alla rete interna è stato tranciato e portato via. Un pezzo dal valore commerciale bassissimo – poche decine di euro – ma che rappresenta di fatto la “vena principale” che porta ossigeno a Chirurgia, Terapia Intensiva, Cardiologia, pronto soccorso, stanze di degenza. Se l’ospedale non avesse avuto sistemi di riserva, oggi si sarebbe rischiato il blocco totale di ricoveri e interventi.

Grazie all’ossigeno d’emergenza e ai protocolli attivati nell’immediato, i pazienti non hanno subito conseguenze. Ma la struttura è andata in modalità contenimento, monitorando costantemente consumi e priorità cliniche.

Inoltre, secondo le prime valutazioni tecniche, l’azione avrebbe potuto provocare conseguenze ancora più gravi: il tubo sottratto trasportava ossigeno ad alta pressione, e il suo taglio avvenuto senza controlli avrebbe potuto innescare un incendio o una deflagrazione, mettendo a rischio il personale e i pazienti presenti nella struttura.

Nel frattempo è stata allertata la ditta specializzata Medicair, in arrivo da Raffadali, per ripristinare l’impianto. Il danno economico è irrisorio, ma il rischio corso è stato enorme: mettere in ginocchio un ospedale intero per rivendere pochi chilogrammi di rame.

E non è un episodio isolato. Nelle ultime settimane il “Vittorio Emanuele” è stato teatro di una serie di furti: le macchinette del bar scassinate con un piede di porco – refurtiva minima, ma migliaia di euro di danni. Poi un colpo nella mensa: rubate un’affettatrice industriale e alimenti destinati alle cucine.

Un ospedale che si ritrova così vulnerabile, esposto a chi vede in quelle strutture pubbliche non un luogo di cura, ma un bersaglio semplice.

I carabinieri indagano. Secondo le prime ricostruzioni, le telecamere interne avrebbero già ripreso il responsabile: si sarebbe confuso tra gli operai del cantiere esterno, entrando senza destare sospetti, recidendo il tubo con delle cesoie e allontanandosi rapidamente.

Un furto da pochi euro. Una ferita profonda a un presidio sanitario che ogni giorno lotta per garantire cure, sicurezza e continuità assistenziale a un intero territorio.