Attualità
Sant’Agata d’estate, giornata speciale per la città
L'omelia pronunciata dall'arcivescovo Luigi Renna il 17 agosto 2025 in occasione della festa della traslazione delle reliquie di Sant'Agata a Catania è stata un potente richiamo alla fede e alla testimonianza cristiana
In occasione della festa della traslazione delle reliquie di Sant’Agata, la città di Catania ha celebrato la sua patrona con un’omelia vibrante e profonda pronunciata dall’arcivescovo Luigi Renna. La celebrazione, che commemora il ritorno delle spoglie della giovane martire nel 1126, è diventata un’occasione per un potente richiamo alla fede e alla testimonianza cristiana, invitando i fedeli a vivere il legame con la santa in modo autentico, lontano dalla superficialità.
L’omelia si è concentrata sulla necessità di purificare, rinnovare e attualizzare il rapporto con Sant’Agata. L’arcivescovo ha criticato l’uso superficiale della devozione, ammonendo contro coloro che la limitano a pochi giorni all’anno e che mescolano la fede con il “malaffare”.
Un messaggio chiaro è stato lanciato contro chi ha usato simboli sacri come le candelore per fini indegni, invitando invece a un impegno di vita cristiana più coerente e a una preghiera autentica. In un passaggio chiave, l’arcivescovo Renna ha collegato la testimonianza di Sant’Agata al Vangelo di Luca, in particolare all’immagine del “fuoco” che Gesù è venuto a portare sulla terra. Questo fuoco, ha spiegato l’arcivescovo, simboleggia l’amore e la Parola di Dio, capaci di “riscaldare il gelido indifferentismo umano”.
Il martirio di Sant’Agata è stato descritto come un “bruciare d’amore” per Cristo, una fiamma che continua a illuminare i fedeli a secoli di distanza e che chiede a ogni cristiano di lasciarsi contagiare. Infine, l’omelia ha sottolineato la necessità di “valutare questo tempo” e di agire di conseguenza. L’arcivescovo ha esortato i catanesi a seguire l’esempio di Sant’Agata, impegnandosi per far risorgere la città e i suoi quartieri, promuovendo la concordia, il volontariato per i più fragili e una politica che abbia a cuore il bene comune. La fede, ha concluso, deve tradursi in azioni concrete, rendendo il bene “ciò che ci piace di più” e che “ci rende graditi a Dio”.