Messina

Sequestrati beni per 30 milioni a due professionisti legati alla mafia

di Sergio Randazzo -

Nel mirino un ex avvocato messinese e un legale calabrese: ville, società e un podere in Toscana tra i beni colpiti dalla misura. Un patrimonio da oltre 30 milioni di euro, riconducibile a due professionisti ritenuti socialmente pericolosi secondo il Codice Antimafia, è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza di Messina. Il provvedimento, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, riguarda un ex avvocato messinese, attualmente affidato in prova ai servizi sociali, e un legale originario del Vibonese, attivo nel Messinese.

Il ruolo chiave dell’ex avvocato nella rete criminale

Al centro dell’inchiesta c’è l’ex avvocato messinese, radiato dall’albo, il cui nome compare da anni nelle indagini contro la criminalità organizzata. Secondo gli inquirenti, l’uomo avrebbe offerto per anni assistenza tecnico-legale a membri di Cosa nostra, in particolare alla cosca Santapaola-Ercolano, ricoprendo un ruolo rilevante nell’ambito dell’operazione “Beta” condotta nel 2013.

Le investigazioni patrimoniali hanno permesso di accertare che i beni nella sua disponibilità — diretta o indiretta — non erano compatibili con i redditi dichiarati. Le società a lui riferibili, intestate fittiziamente a terzi, sarebbero state utilizzate per eludere i sequestri.

Professionisti al servizio dell’illegalità

Il secondo destinatario del sequestro è un avvocato calabrese, coinvolto nell’operazione “Default” del 2019. L’indagine, portata avanti sempre dalla DDA di Messina e dalla Guardia di Finanza, ha fatto luce su un’associazione a delinquere composta da professionisti infedeli, specializzati nel salvataggio illecito di patrimoni societari a danno del fisco e dei creditori.

Tra i reati contestati figurano riciclaggio, autoriciclaggio, bancarotta fraudolenta, sottrazione al pagamento delle imposte, falso in atto pubblico e appropriazione indebita.

Ville, terreni, società e una rocca medievale

Il decreto di sequestro ha colpito 7 compendi aziendali, 1 partecipazione societaria, 49 immobili, una polizza assicurativa, un motociclo, un conto corrente e beni di pregio per un valore stimato in 30 milioni di euro.

Tra i beni sequestrati spicca anche un antico podere toscano, probabilmente appartenuto alla famiglia Chigi, con una chiesa risalente al 1200 dedicata a San Bartolomeo. La struttura, composta da una casa colonica immersa nel verde e una cappella sconsacrata, sarebbe stata trasformata in un elegante rifugio di lusso.