Attualità
Tanto silenzio a Monreale per l’addio a Salvatore, Massimo e Andrea
Due piazze gremite, parenti e amici nel Duomo di Monreale hanno accolto le salme di Salvatore Turdo, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli
Un dolore composto, ma immenso. Due piazze gremite e il Duomo colmo fino all’ultimo banco. È così che Monreale ha salutato Salvatore Turdo, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli, i tre ventenni uccisi nella tragica sparatoria della notte tra sabato e domenica, proprio a pochi passi dalla cattedrale. Un’intera comunità si è stretta attorno alle famiglie dei ragazzi, in un abbraccio fatto di lacrime, preghiere e silenzi che parlano più di ogni parola.
C’erano centinaia di ragazzi, amici, compagni di scuola, volti ancora increduli davanti a una tragedia troppo grande per essere accettata. Indossavano magliette con le foto di Andrea, Massimo e Salvo, come a volerli tenere ancora stretti nel gruppo, ancora vivi nei ricordi. Tra la folla spiccavano i membri della Confraternita del Santissimo Crocifisso, tutti vestiti di bianco, la stessa a cui appartenevano i cugini Andrea e Salvo. Un segno di continuità, di legame profondo con la comunità e con la fede.
Nel Duomo di Monreale, nessun posto è rimasto vuoto. E fuori, dietro le transenne, almeno un centinaio di persone ha seguito la celebrazione dal maxischermo. Migliaia i presenti, in silenzio e compostezza, in un momento che ha scosso l’intero paese. La funzione è stata celebrata dall’arcivescovo di Monreale, monsignor Gualtiero Isacchi, che con voce ferma ma emozionata ha guidato la comunità nel dolore e nella preghiera.
“Preghiamo e affidiamo alla misericordia di Dio Andrea, Salvatore e Massimo – ha detto l’arcivescovo – perché Lui, Padre misericordioso, li accolga nella pienezza di quella eternità dove non c’è più dolore, ingiustizia e morte”.
Centinaia di colombe bianche sono state fatte volare davanti al Duomo di Monreale all’uscita dei tre feretri, al termine dei funerali. Insieme alle colombe, anche centinaia di palloncini bianchi e azzurri si sono levati in cielo, simbolo di un addio pieno di dolore ma anche di speranza. Migliaia le persone dentro e fuori la chiesa che hanno applaudito all’uscita dei feretri. L’emozione è stata fortissima: diverse persone hanno accusato dei malori e sono state assistite dai sanitari presenti sul posto. Nel cuore di Monreale, oggi, non c’è solo un funerale. C’è una città che piange, che si interroga, che chiede verità, ma soprattutto che vuole reagire. Perché tragedie come questa non appartengano più al futuro dei suoi giovani.