Catania

Tentata estorsione mafiosa alla BRT: quattro arresti VIDEO

Tra gli indagati il figlio di un esponente storico di un clan etneo

di Sergio Randazzo -

Su delega della Procura Distrettuale della Repubblica, nella giornata del 15 aprile 2025 la Polizia di Stato ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Catania nei confronti di quattro soggetti

Le accuse: tentata estorsione con metodo mafioso

Secondo quanto emerso dalle indagini, ancora in una fase preliminare e soggette al principio di presunzione di innocenza, gli indagati sono accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, per aver esercitato pressioni e intimidazioni ai danni di un dirigente della BRT S.p.A., storica società di spedizioni.

L’origine della vicenda

L’indagine è scaturita dalla denuncia presentata da un dirigente della BRT, il quale avrebbe subito minacce in seguito alla cessazione del rapporto commerciale tra la sua azienda e la Gifra S.r.l., impresa locale attiva nel settore del facchinaggio. Due dipendenti della Gifra avrebbero costretto il dirigente a recarsi nell’abitazione di I.F., che pur trovandosi agli arresti domiciliari, avrebbe preteso spiegazioni e minacciato gravi ritorsioni qualora i rapporti lavorativi non fossero stati ripristinati.

Legami con la criminalità organizzata

Dalle indagini è emerso che I.F. è il figlio di I.G., ritenuto storico affiliato alla cosca mafiosa catanese, e che i due presunti “accompagnatori” sono C.L. e C.F., suoi cognati e dipendenti della Gifra. Ulteriori pressioni sarebbero state esercitate anche da P.V., altro familiare di I.G. e considerato amministratore di fatto della Gifra S.r.l., il quale avrebbe minacciato i rappresentanti della BRT per ottenere o la riattivazione dell’appalto o un risarcimento economico mascherato da “indennità di buonuscita”, insieme alla richiesta di nuovi incarichi in altre regioni italiane.

Gli arresti

Il GIP ha accolto la richiesta della Procura e ha disposto per tutti e quattro gli indagati la custodia cautelare in carcere. I soggetti sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.