Attualità

Tra cocaina e pistole, la nuova emergenza che scuote Gela

Droga a prezzi accessibili, armi facili da reperire e una cultura della violenza che seduce soprattutto i più giovani. A Gela si riaccende un allarme sociale che non è più mafia, ma un fenomeno trasversale, radicato nella vita quotidiana

di finmedia -

Fiumi di cocaina e crack, a prezzi sempre più bassi. E insieme, una facilità impressionante nel procurarsi pistole, fucili e persino armi da guerra. Non si tratta solo di traffici legati alla criminalità organizzata: oggi il mercato illegale a Gela corre anche fuori dalle logiche di clan, entra nella vita quotidiana e trasforma le strade in scenari ad alto rischio.

Gli inquirenti parlano di un vero cocktail micidiale: droga, armi e una nuova cultura della violenza. Un fenomeno che non riporta la città indietro agli anni bui delle guerre di mafia, ma che la espone a una minaccia diversa, diffusa, silenziosa, che si insinua nelle abitudini di tanti.

Le cronache raccontano episodi sempre più frequenti: pistole tirate fuori per discutibili motivi personali, litigi che degenerano in sparatorie. A volte basta un like sui social, un commento di troppo, per far scattare la vendetta armata.

E il dato più inquietante è la giovane età dei protagonisti. Ragazzi senza precedenti penali che, travolti da questa nuova cultura, scelgono di sparare. Come il diciottenne della sparatoria del 16 agosto: incensurato, ha puntato la pistola contro il padre del suo rivale in amore. Il revolver? Lo aveva recuperato in appena due ore dalla lite. Un tempo brevissimo, che dimostra quanto sia facile procurarsi un’arma in città.

Un cambio di paradigma rispetto al passato. Se un tempo i contrasti si risolvevano con incendi d’auto, oggi il “codice” sembra essere cambiato: il fuoco non più metaforico, ma reale, esploso dalle canne di pistole modificate, fucili rubati, armi da guerra circolanti con troppa facilità.

Sul fronte parallelo, cresce il consumo di cocaina e crack. Una diffusione che non conosce barriere di ceto sociale: colpisce quartieri popolari e famiglie agiate, professionisti e disoccupati. La sostanza circola ovunque, diventa parte della quotidianità, alimenta dipendenza e degrado, e spesso è il motore stesso delle violenze.

Una situazione che preoccupa sempre più la Procura di Gela.

Ma il Procuratore mette in guardia: non basta l’azione repressiva. Non è solo questione di indagini e processi. Per fermare l’escalation serve molto di più: una risposta corale, che coinvolga le scuole, le famiglie, le associazioni, le istituzioni tutte.

Gela, dunque, non rivive gli anni delle guerre di mafia. Ma si trova davanti a una sfida diversa, che forse è ancora più insidiosa: quella di una violenza quotidiana, imprevedibile, che può nascere da un commento, da uno sguardo, da una gelosia. E che trova alimento in droga e armi sempre a portata di mano. Un allarme che non può più essere ignorato.