Catania

Truffa fondi Covid e favori al clan, 5 arresti tra cui un carabiniere

Ordinanze nei confronti di una decina di persone nell'ambito di un'inchiesta su una presunta associazione per delinquere finalizzata alle truffe ai danni dello Stato

di Sergio Randazzo -

Associazione a delinquere finalizzata alle truffe ai danni dello Stato con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare una cosca mafiosa locale. Questa l’accusa rivolta dalla Dda di Catania agli indagati finiti agli arresti nel corso di un’operazione della polizia nel capoluogo etneo. L’indagine, denominata ‘Lockdown’, ha alzato il velo su indebiti finanziamenti erogati per fronteggiare l’emergenza COVID-19. Il gip ha disposto anche il sequestro preventivo di 380.100 euro. La somma viene considerata profitto del reato. Nel blitz sono impegnati oltre cento uomini del Servizio centrale operativo, della questura di Catania e del Reparto prevenzione crimine.

Cinque indagati sono finiti in carcere, tra cui un brigadiere capo dei Carabinieri in servizio a Catania, di 50 anni. Al militare viene contestato anche il reato di accesso abusivo a un sistema informatico protetto, avendo più volte consultato le banche dati di polizia per finalità diverse da quelle connesse al servizio. Altri cinque indagati sono destinatari dell’obbligo di dimora. L’aggravante di avere agito per aiutare Cosa nostra è una accusa che grava soltanto sul carabiniere ed altre 4 persone arrestate. La banda, secondo l’ipotesi della Procura di Catania, avrebbe percepito i finanziamenti bancari garantiti dallo Stato per fronteggiare l’emergenza economica nata dalla crisi pandemica sulla base di documenti falsi presentati da complici che non avevano i requisiti necessari previsti dalla legge.