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Tutti a dieta (forzata), carrello della spesa sempre più vuoto

Gli italiani «rinunciano ai generi di prima necessità, riducono la quantità di cibo nel carrello e fanno ricorso ai discount»

di Redazione Video Regione -

L’Italia si mette a dieta. Ma non lo fa per motivi di salute. Quello che per gli esperti è il crollo a volumi dei consumi «più pesante dalla Seconda guerra mondiale» è figlio di un’inflazione che morde le tasche delle famiglie e svuota i carrelli della spesa. A marzo, l’Istat ha rilevato una caduta degli acquisti dei beni alimentari del 4,9% a volume, eppure a livello di valore c’è stato un aumento – in dodici mesi – del 7,7%.

Vendite al dettaglio in peggioramento 

I numeri dell’Istat non fanno altro che certificare come sia proprio l’impatto dei rincari a imprimere un peggioramento delle vendite al dettaglio. Persino mese su mese: a marzo la variazione è stata nulla in termini di valore, ma i volumi sono calati dello 0,3% rispetto a febbraio. Addirittura gli alimentari sono calati dello 0,7%. Ma la corsa dei prezzi è ancora più evidente se il raffronto si allarga fino a marzo 2022: le vendite al dettaglio risultano in aumento in valore del 5,8% ma calano in volume del 2,9%.

Percentuali di acquisto col segno meno

Uno scenario che modifica drasticamente anche le abitudini di consumo degli italiani: nel primo trimestre dell’anno il consumo di carne rossa è sceso di oltre il 13%, mentre quello di carni bianche è aumentato del 13%. Il caro prezzi mette in crisi anche la pasta (-11%), i surgelati (-8,8%) e taglia gli acquisti di frutta e verdura (-5,5%) con preoccupazioni crescenti da parte di medici e nutrizionisti.

Si comprano più apparecchi elettronici

Tra i canali di vendite, vince l’ecommerce con un incremento in valore del 10,3% rispetto a marzo dell’anno scorso, così come la grande distribuzione segna una crescita del 7,8% battendo i negozi di quartiere e i minimarket (+3,5%). […]  Per il Codacons, «al netto dell’inflazione e considerata la spesa per consumi delle famiglie, gli acquisti calano per 21,8 miliardi di euro annui. Bisogna calmierare i listini». Assoutenti punta il dito sul caro-cibo e invoca un «decreto anti-inflazione» che rafforzi il ruolo di Mister Prezzi e azzeri l’Iva sui generi di prima necessità. Gli italiani «rinunciano ai generi di prima necessità, riducono la quantità di cibo nel carrello e fanno ricorso ai discount» afferma l’Adoc auspicando che la convocazione della Commissione di allerta rapida sui prezzi, in programma l’11 maggio, sia «l’occasione per approfondire la dinamica inflazionistica che sta bruciando stipendi, pensioni e risparmi».

Male anche i piccoli negozi

Per Confesercenti «il dato peggiore si registra per i piccoli negozi, con una stima che va oltre il -5% in tre mesi, sempre in volume». E se l’associazione plaude al taglio del cuneo fiscale, mette in guardia dal rischio che sia «insufficiente» se non accompagnato da una riduzione della «pressione fiscale che grava sui lavoratori attraverso una defiscalizzazione degli aumenti retributivi».

FONTE Dagospia.com

FOTO Radio Monte Carlo


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