Caltanissetta
Gela, “Una devastazione violenta” Veronica uccisa a mani nude
Arrestato il convivente, un quarantenne romeno, accusato di omicidio volontario
Era stata trovata senza vita nella sua casa di via Amendola, nel quartiere San Giacomo di Gela. All’inizio si era parlato di un malore, ma presto i Carabinieri del Nucleo Operativo hanno capito che la verità era un’altra: Veronica Abaza, 64 anni, era stata massacrata di botte. Le indagini coordinate dalla Procura di Gela hanno portato all’arresto del convivente, Lucian Stan, bracciante agricolo di 40 anni, accusato di omicidio volontario aggravato.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la lite sarebbe scoppiata nella notte, forse dopo l’ennesimo abuso di alcol. Dalle testimonianze emerge un rapporto difficile, segnato da maltrattamenti e paura, mai denunciati. L’uomo avrebbe picchiato la compagna più volte, poi cercato di simulare una caduta accidentale, pulendo il sangue e tentando di modificare la scena del crimine. A dare l’allarme, quella sera, non fu lui, ma un vicino di casa, che chiamò i soccorsi solo quattro ore dopo i fatti. Quando arrivarono i sanitari, per Veronica non c’era più nulla da fare. L’autopsia ha rivelato gravi politraumi cranici e toraco-addominali: segni di colpi ripetuti e schiacciamento. L’aggressore, secondo i rilievi, sarebbe salito a cavalcioni sulla vittima mentre la colpiva.
Un dettaglio confermato dal medico legale, che parla di un’azione meccanica violenta, esercitata con pugni, calci e schiacciamento del torace. Un’esplosione di rabbia che ha posto fine a una lunga spirale di sopraffazioni. Nel quartiere restano sgomento e rabbia. La comunità romena di Gela, numerosa e solidale, ha collaborato fin dall’inizio alle indagini. Veronica Abaza aveva 64 anni, e la sua storia riporta al centro il tema delle violenze di genere, un’emergenza che continua a mietere vittime in silenzio.