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C’è il rischio di una nuova emergenza rifiuti

A Ragusa come in mezza Sicilia

di Emiliano Di Rosa -

Il recente no definitivo e inappellabile del Consiglio di Giustizia Amministrativa all’autorizzazione ambientale per Valanghe d’Inverno, discarica tra Motta Sant’Anastasia e Misterbianco che per anni è stata al centro di controversie è solo l’ultimo esempio, in ordine di tempo, della gestione fallimentare dello smaltimento dei rifiuti della Regione Siciliana. L’aggettivo non è troppo severo, né casuale, e riguarda tutta la classe dirigente almeno degli ultimi vent’anni per questo tema. La scorsa estate mezza provincia di Ragusa fu sepolta dalla monnezza, lo ricordiamo tutti, voi telespettatori, noi che documentammo lo schifo e vi rimostriamo quelle immagini. Ora il punto è capire se si voglia fare il bis anche nella stagione estiva e turistica 2023. Perché da un lato l’ultima cosa che si vorrebbe fare è lanciare allarmi e indispettire chi prenota le vacanze, dall’altro solo uno stolto negherebbe che chi è già venuto in visita abbia recensito male e che i problemi si risolvono non si nasconde la polvere sotto il tappeto anzi in questo caso la monnezza sotto un lenzuolo di menefreghismo o incapacità. Valgano le parole del sindaco di Ragusa Peppe Cassì ieri a confronto con i colleghi e che fino a stamattina con franchezza ha ribadito: “noi sindaci ci sentiamo soli, il rischio di una nuova emergenza spazzatura è concreto, i costi dello smaltimento sono destinati a crescere”. Sul fronte termovalorizzatori c’è solo l’atto formale di avere affidato poteri straordinari al Presidente della Regione, sul fronte differenziata le percentuali in parecchie città sono discrete, in altre con margini di miglioramento ma che questo da solo non basti lo hanno capito tutti. Nel breve e medio periodo servono impianti di smaltimento rifiuti in tutta la Sicilia. Per non essere sommersi dalla monnezza un’altra volta.