Enna

Condanna don Rugolo, la curia impugnerà la sentenza

Il legale della Curia, Gabriele Cantaro annuncia l’impugnazione della sentenza che martedì scorso ha condannato don Giuseppe Rugolo a 4 anni e sei mesi per tentata violenza sessuale ai danni di un minorenne

di finmedia -

Emergono nuovi particolari della sentenza nei confronti di Don Giuseppe Rugolo, condannato a 4 anni e 6 mesi dai giudici del tribunale di Enna. Nel dispositivo della sentenza emerge, nel dettaglio, la decisione, arrivata al termine di una camera di consiglio durata circa 8 ore.

Il sacerdote, presente in aula lo scorso martedì, è stato ritenuto responsabile di tentata violenza sessuale “limitatamente alla condotta perpetrata nell’agosto del 2013” nei confronti di Antonio Messina, attraverso la cui denuncia partì l’inchiesta della Procura di Enna. Nel procedimento poi vengono menzionate altre due presunte vittime, per il primo, il sacerdote è stato ritenuto colpevole per violenza sessuale continuata, per il secondo, invece risponde di atti sessuali con minorenni. Allo stesso tempo, i giudici hanno assolto Rugolo “relativamente ai fatti commessi in danno di uno solo dei due per il periodo che va dal 15 maggio 2018 al novembre 2019 perché il fatto non sussiste”. Inoltre, il Tribunale “dichiara di non doversi procedere” in merito alle condotte fino al maggio del 2011 “per intervenuta prescrizione”.

Rugolo è stato anche condannato al risarcimento del danno in favore di Antonio Messina, Rita Cappa e Michele Messina. Il risarcimento ancora da determinare in sede civile, sarà in solido con “il responsabile civile della Curia vescovile della Diocesi di Piazza Armerina” nei confronti delle associazioni Rete l’Abuso, CO.TU.LE.VI. Per le spese di costituzione legale, i giudici hanno condannato Rugolo e la Curia vescovile della Diocesi di Piazza Armerina, al pagamento di 4650 euro in favore di Antonio Messina; 7125 euro per Rita Cappa e Michele Messina; 4500 euro per Rete l’Abuso; 5389 euro per CO.TU.LE.VI. Rigettate invece tutte le proposte delle parti civili nei confronti della parrocchia San Giovanni Battista di Enna. Intanto il legale della Curia vescovile Gabriele Cantaro annuncia che “la sentenza sarà impugnata”.L’avvocato spiega che la condanna in solido della Curia Vescovile di Piazza Armerina non riguarderebbe la condotta attribuita al Vescovo quanto una responsabilità di tipo “oggettivo” ex art. 2049 cod. civ. della Curia per l’operato dei chierici, che stabilisce la responsabilità per i danni arrecati dal fatto illecito dei propri domestici e commessi nell’esercizio delle incombenze a cui sono adibiti” (colpa in vigilando ed in eligendo).

Su tale aspetto è stata sollevata l’eccezione di difetto di legittimazione passiva della Curia in quanto semplice “organo” della Diocesi, eccezione che diventerà per l’appunto il motivo base di impugnazione della sentenza. Infine, “anche sulla tesi della presunta “offerta di denaro per insabbiare la vicenda”, venuta fuori da alcune registrazioni, Cantaro rimarca che la motivazione della sentenza farà definitivamente chiarezza”.