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Dalle indagini al rinvio a giudizio: bufera su Galvagno

La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, accusato di corruzione, peculato, truffa e falso insieme ad altre cinque persone. Al centro dell’inchiesta fondi pubblici destinati a eventi e presunti incarichi ricompensativi. L’udienza preliminare è fissata per il 21 gennaio.

di Chiara Scucces -

La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gaetano Galvagno e per altre cinque persone, tra cui l’ex portavoce Sabrina De Capitani e l’imprenditrice Caterina Cannariato, figura di riferimento delle Fondazioni Marisa Bellisario e Tommaso Dragotto. Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione, peculato, truffa e falso ideologico. L’udienza preliminare è stata fissata dal GIP al 21 gennaio.

Secondo l’inchiesta coordinata dai magistrati della Procura, Galvagno e la De Capitani avrebbero piegato interessi pubblici a fini privati, favorendo iniziative legate alle fondazioni riconducibili alla Cannariato, rappresentante in Sicilia della Fondazione Marisa Bellisario e vicepresidente della Fondazione Tommaso Dragotto. Al centro dell’indagine ci sono tre eventi finanziati con risorse dell’Ars o della Fondazione Federico II. L’apericena da 11mila euro per l’appuntamento “Donna, Economia e Potere” del 2023. Il contributo complessivo di 27mila euro alla Fondazione Dragotto per l’iniziativa “La Sicilia per le donne”, sempre nel 2023. E soprattutto gli stanziamenti in legge di Bilancio: 100mila euro nel 2023 e 98mila nel 2024 per le edizioni dell’evento natalizio “Un Magico Natale”.

Secondo i pm, questi finanziamenti pubblici sarebbero stati compensati da una serie di incarichi e nomine destinati a persone vicine al presidente dell’Ars.

La cugina Martina Galvagno avrebbe ottenuto un incarico di consulenza dalla A&C Broker, società legata alla Cannariato. Il compagno dell’ex portavoce, Franco Ricci, sarebbe stato indicato per un ruolo nel cda di Sicily By Car, mentre la dipendente Marianna Amato avrebbe ricevuto incarichi per l’organizzazione degli eventi della Fondazione Dragotto.

Galvagno e l’ex autista Marino sono inoltre accusati di peculato, per l’uso dell’auto di servizio – un’Audi A6 – che sarebbe stata impiegata per scopi personali in ben 60 occasioni.

Ai due viene contestata anche la truffa e il falso: Marino avrebbe dichiarato missioni mai svolte, poi vidimate dal presidente, ottenendo così rimborsi e diarie per circa 19mila euro.

Nella richiesta di rinvio a giudizio, la Procura ricostruisce anche il ruolo dell’imprenditore Alessandro Alessi, considerato “intermediario e facilitatore” degli accordi; mentre Amato e De Capitani avrebbero avuto un ruolo chiave nell’organizzazione del sistema di contropartite.

Il fascicolo adesso passa al vaglio del GIP.

Il procedimento resta nella fase delle indagini preliminari e per tutti gli indagati vale il principio di non colpevolezza fino a una eventuale sentenza definitiva.