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Dazi Usa: l’olio EVO siciliano a rischio default

"Con i dazi al 30 per cento imposti da Trump, saranno lacrime e sangue per migliaia di produttori italiani di olio extravergine di oliva"

di Pinella Rendo -

L’ombra dei dazi statunitensi si allunga minacciosa sull’industria olearia siciliana, spingendo numerosi produttori di olio extravergine d’oliva verso un rischio concreto di default. La prospettiva di un aumento delle tariffe fino al 30% sulle esportazioni verso gli Stati Uniti sta già paralizzando il settore, con ordini bloccati e un futuro incerto per migliaia di aziende nell’isola.

Gli Stati Uniti rappresentano una fetta vitale del mercato per l’olio EVO siciliano, assorbendo circa il 50% delle esportazioni totali. Questa dipendenza rende la regione particolarmente vulnerabile alle politiche protezionistiche di Washington.

A lanciare l’allarme anche Pippo Gennuso, responsabile del Dipartimento Agricoltura di Forza Italia Siracusa dopo la tegola imposta dagli Usa sui dazi. “Con i dazi al 30 per cento imposti da Trump, saranno lacrime e sangue per migliaia di produttori italiani di olio extravergine di oliva, scrive in una nota Gennuso.

Poi non immaginiamo la deriva per le aziende siciliane, già alla prese con mille difficoltà a cominciare dalla logistica, alle infrastrutture, alla manodopera sana”.  “Il 50 per cento dell’esportazione di olio extravergine siciliano è a rischio – dice Gennuso – perché negli scaffali Usa il nostro eccellente prodotto supererebbe i 25 dollari ogni mezzo litro. Da considerare – prosegue l’esponente del Dipartimento Agricoltura di Forza Italia – che oggi il nostro olio negli Usa è più commercializzato di quello della Puglia, quindi è molto ricercato per purezza e qualità.

Gli importatori lo acquistano a 9 dollari ogni mezzo litro per finire al consumatore al di sotto dei 25. Se non ci sarà un ritocco dei dazi al ribasso, sarà il tracollo del settore”. Per Pippo Gennuso al momento si registra una dovuta prudenza da parte dei produttori siciliani e le navi con i carichi di olio, sono bloccate. “E forte il timore di fare pagare la differenza agli acquirenti per i diritti doganali ed il rischio che la merce torni indietro, è reale, conclude Pippo Gennuso.

Di fronte a questo scenario preoccupante, il settore è costretto a esplorare nuove strategie. Si guarda con crescente interesse a mercati alternativi come quelli asiatici, nordafricani e persino tedeschi, nella speranza di compensare, almeno in parte, le perdite previste sul fronte americano. La diversificazione dei mercati diventa non solo una possibilità, ma una necessità impellente per garantire la sopravvivenza di un settore che è pilastro dell’economia e della cultura siciliana.