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Il Reddito di Cittadinanza diventa ‘Mia’ nel 2023. Ecco come cambia

Come cambia il Reddito di Cittadinanza

di Sergio Randazzo -

Il decreto per trasformare il Reddito di Cittadinanza arriverà nel giro di un paio di settimane in consiglio dei ministri.

Il primo cambiamento

E diventerà “Mia”, Misura di Inclusione Attiva, secondo l’anticipazione del Corriere della Sera che parla di una ministra del Lavoro, Elvira Caderone, che ha assicurato le parti sociali: il sussidio simbolo del governo gialloverde, Movimento 5 Stelle-Lega, non dovrebbe sparire per i poveri e per gli occupabili ma sarà sostituito. Come? La legge di Bilancio ha fatto scattare sette mesi di proroga ai beneficiari del Reddito di Cittadinanza. I nuclei percettori, secondo l’Osservatorio Statistico, sono a oggi 1.160.714 per un totale di 2.468.895 persone coinvolte. L’importo medio mensile è di 595,71 euro. La Mia dovrebbe potersi chiedere a partire da agosto o da settembre. Due le platee destinatarie: famiglie povere senza persone occupabili e famiglie con occupabili. “Le prime sono quelle dove c’è almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile. Le seconde quelle dove non ci sono queste situazioni ma almeno un soggetto tra 18 e 60 anni d’età”.

Le nuove cifre previste della MIA

La riforma dovrebbe prevedere in entrambi i casi una stretta sugli importi: 500 euro al mese per i nuclei composti da single, 375 per gli occupabili. Per i non occupabili la Mia dovrebbe durare 18 mesi, per gli occupabili non più di un anno. Si continua a discutere su un’eventuale quota aggiuntiva in caso di affitto da pagare – il reddito prevede fino a 280 euro al mese. Stretta anche sulla ripetizione della richiesta: dopo uno stop di un mese sarà di 12 mesi per le famiglie senza occupabili; di sei mesi per gli occupabili con un’eventuale terza domanda che si potrà presentare solo dopo uno stop di un anno e mezzo.

Quali sono i requisiti

I requisiti Isee sull’indicatore di ricchezza familiare dovrebbero subire inoltre una forte stretta: dagli attuali 9.360 euro ai 7.200 euro. La platea potrebbe essere tagliata di un terzo. Il requisito della residenza dovrebbe scendere da 10 a 5 anni. Dopo la domanda i nuclei senza occupabili saranno indirizzati ai Comuni per i percorsi di inclusione sociale. Quelli con occupabili saranno indirizzati ai centri per l’impiego dove dovranno sottoscrivere un patto personalizzato. Le agenzie private del lavoro saranno coinvolte e incasseranno un incentivo per ogni persona contrattualizzata, a termine o part time. Punto focale – il Rdc si è rivelata una buona misura in un senso assistenzialista ma piuttosto deludente sotto quello occupazionale – resta la ricerca del lavoro: dovrebbe essere creata una piattaforma nazionale sotto la regia del ministero del Lavoro dove gli occupabili dovranno obbligatoriamente iscriversi e dove potranno ricevere le offerte congrue di lavoro. Mia decadrà già dopo il primo rifiuto. Estesa la norma che consente ai titolari del Reddito di cumulare l’assegno con redditi da lavoro stagionale o intermittente fino a 3 mila euro l’anno. Al superamento della soglia a causa di un contratto a termine di durata inferiore alla Mia, la prestazione sarà sospesa per la durata del rapporto di lavoro e riattivata dopo.

Previsti più controlli

La riforma si prefigge di rafforzare le norme su controlli, decadenza, reati per chi dichiara il falso o lavora in nero. Il governo punta risparmiare complessivamente tra due e tre miliardi di euro all’anno rispetto ai sette, otto spesi annualmente al momento per il reddito. “L’obbligo di formazione per i percettori di Reddito di cittadinanza era già previsto dalla legge. Ma si era incagliato nella mancanza di infrastrutture e nel ritardo nel potenziamento dei centri per l’impiego. Noi abbiamo avviato una revisione della modalità di presa in carico e avviamento alla formazione. Ora i controlli sono continui e costanti. Il risultato è che nel mese di gennaio sono state respinte 46.250 domande, revocate 7.986 prestazioni, poste in decadenza 14.769 pratiche”, aveva spiegato nei giorni scorsi Calderone in un’intervista a Libero.

FONTE ilriformista.it


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