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La vittoria di Peppe Cassì, breve analisi politica

Il sindaco di Ragusa rieletto con il 63%

di Emiliano Di Rosa -

Si potrebbe dire che a Ragusa i partiti nazionali sono agonizzanti. Così non è: Peppe Cassì, rieletto sindaco a furor di popolo, li ha semplicemente messi all’angolo in questa tornata elettorale. Lo ha fatto nella maniera più semplice: governando bene e interpretando l’anima della città. “Ho sempre tenuta aperta la porta del mio ufficio a tutti” disse in trasmissione poco prima del voto. Era vero. Neofita della politica nel 2018 pur se amatissimo per i trascorsi da cestista, l’avvocato Cassì (e questo a Ragusa lo si sa e lo si dice) ha avuto un approccio davvero “democratico” nella gestione del potere amministrativo. In parole povere è stato benvoluto da tutti gli strati sociali, dai mestieri, dalle categorie. Dalla “Ibla bene”, consentiteci il termine, passando per la borghesia produttiva e fino ai signori e alle signore delle magliettine alla fiera. Tutti cittadini sullo stesso livello e con pari diritto di ascolto e dignità per la ricerca di soluzioni ai loro problemi. Non è un elogio, è una constatazione. Per questo i candidati del Centrodestra, del Centrosinistra e del Movimento 5 Stelle hanno preso una scoppola politica e la vittoria del primo cittadino uscente ha assunto dimensioni numeriche davvero inaspettate, forse pure per lui. Nello specifico Fratelli d’Italia, partito col vento in poppa e la premier in carica, ha superato di un soffio la soglia del 5%, il resto del centrodestra nemmeno quella. I tentativi a sinistra sono risultati inefficaci, il risultato dei pentastellati modestissimo. Il 28 e 29 maggio Cassì ha avuto con sé due ragusani su tre contando solo sulle liste civiche e su qualche figura rilevante della politica cittadina, Giorgio Massari e Fabrizio Ilardo ad esempio; ha stravinto non subendo alcun danno dalle rare defezioni al suo progetto che si erano viste nel quinquennio di governo a Palazzo dell’Aquila. Viene da aggiungere che pure tra i pochi consiglieri di opposizione eletti abbia prevalso il civismo inteso in questo caso come radicamento nei rioni, nelle contrade, nelle porzioni e frazioni della città a cui poco importa il simbolo del partito e molto di più sapere se si può aggiustare una strada o avere l’acqua in estate: Angelo la Porta a Marina di Ragusa e Mario Chiavola a San Giacomo per fare due nomi. Tutto qui. Una tornata elettorale in cui i partiti si sono schiantati contro il civismo. E’ probabile che si passerà adesso tanto tempo a immaginare il futuro politico di Peppe Cassì. Ci vuole un grande partito per coltivare eventuali ambizioni di scalata ad altri livelli istituzionali … Cassì è di destra, di centro o di sinistra? Ecco, ci sta questo discorso, l’essenziale è che il rieletto sindaco di Ragusa lo faccia nei ritagli di tempo dopo avere passato gran parte della giornata ad ascoltare i ragusani come ha fatto finora, perché, numeri alla mano, lo ha fatto bene.